Alimentazione

OBESITÀ INFANTILE: UN “PESO” DA NON SOTTOVALUTARE

Martina Amenta

28/02/2023
5 min

1. I numeri dell’obesità infantile in Italia
2. Obesità infantile: da cosa dipende?
3. Le conseguenze dell’obesità infantile
4. Come combattere l’obesità infantile: quali prospettive per il futuro?


1. I numeri dell’obesità infantile in Italia

Il sovrappeso e l’obesità infantile sono problemi che investono sempre di più la salute dei bambini. Il rapporto elaborato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, sui dati raccolti tra il 2018 e 2020, rivela un quadro allarmante: si stima che siano 340 milioni i bambini e gli adolescenti nel mondo che soffrono di eccesso ponderale, mentre nel nostro Paese sono circa il 25% della popolazione tra i 3 e i 17 anni. L’Italia risulta essere quarta in Europa, per sovrappeso e obesità infantile, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna.

Secondo le stime, 1 bambino obeso su 20 ha la glicemia alta, condizione definita di pre-diabete, cioè un’alterazione del metabolismo del glucosio che però può ancora regredire. Più del 30% dei bambini obesi hanno trigliceridi e colesterolo elevati ridotto rispetto ai valori di normalità, condizione che li espone a rischi di sindrome metabolica e alla comparsa di arteriosclerosi. Più del 30% dei bambini obesi hanno grasso accumulato nel fegato, condizione evidente di un danno epatico iniziale che però può progredire e peggiorare nel tempo.

Inoltre, la percentuale di popolazione in eccesso ponderale cresce all’aumentare dell’età e, in particolare, il sovrappeso passa dal 14% della fascia di età 18-24 anni al 46% tra i 65-74 anni. Un problema che, quindi, provoca danni e tende a peggiorare nel tempo.


2. Obesità infantile: da cosa dipende?

L’obesità non è da considerarsi come una patologia del singolo individuo, ma come il risultato di diversi fattori che influenzano negativamente le abitudini alimentari. Il primo tra tutti è sicuramente il protagonista di questa malattia: il cibo. Fornisce l’energia di cui abbiamo bisogno, ma se ne introduciamo più di quella che consumiamo, questa si accumula sotto forma di grasso determinando l’aumento di peso.

Secondo gli studi, un bambino su due salta la colazione, predilige cibi calorici, carboidrati e beve quotidianamente bevande zuccherate. Aumenta, così, il rischio di sviluppare patologie che in passato interessavano prevalentemente gli adulti, come diabete, ipertensione e ipercolesterolemia. Oltre alle ripercussioni fisiche, l’obesità infantile può comportare anche diversi problemi psicologici, come una bassa autostimaansia e depressione, che inficiano le relazioni sociali e impediscono al bambino di sviluppare un solido senso di sé, fondamentale nei primi anni di vita.

La sedentarietà rappresenta un ulteriore fattore determinante nell’insorgenza dell’obesità. Rispetto al passato si evidenzia un calo dell’attività fisica all’aperto. I bambini di oggi non sono avvezzi alle attività sportive e trascorrono molto tempo in casa e davanti ad uno schermo. Ma questo perché succede? Dietro questi comportamenti c’è sicuramente una difficoltà psicologica e sociale. Il bambino fa fatica a riconoscere e gestire le proprie emozioni che talvolta placa attraverso il cibo. Di solito si nasconde una fragilità, un'insicurezza di fondo, causata anche da traumi come abusi fisici, emotivi e psicologici spesso mai rivelati a nessuno.

I bambini obesi spesso sono stati abbandonati a se stessi, coltivano emozioni negative e ricercano in ogni cosa che fanno l'approvazione dei genitori, non sentendosi mai realmente accettati e amati da uno dei due. Il cibo, per questi individui, diventa un rifugio, un antidolorifico, che all'apparenza sembra spegnere il dolore e l'angoscia che li turba interiormente, mentre invece compromette seriamente la qualità della vita.

È in questa fase, purtroppo, che buona parte della popolazione giovanile si allontana da un modello nutrizionale bilanciato e corretto: la maggior parte consuma i pasti fuori casa e finisce spesso per assumere hamburger, patatine e fast food.


3. Le conseguenze dell’obesità infantile

Un errore diffuso e molto grave, secondo l’esperienza dei pediatri, è quello di sostenere che il problema si possa risolvere facilmente con la crescita. Ciò purtroppo non è vero: almeno nel 50% dei casi, se non si interviene in modo adeguato la situazione non si risolve o addirittura peggiora nel tempo.

Tra le conseguenze dell’obesità infantile vanno ricordate un maggiore rischio di steatosi epatica (ovvero l’accumulo di grasso nel fegato) e l’aumento della pressione arteriosa. In Italia, circa 1 bambino su 3 è affetto da queste condizioni.

Tutti questi elementi, in combinazione, rappresentano dei fattori di rischio per una compromissione metabolica. Il bambino con obesità, infatti, ha una maggiore probabilità di sviluppare fattori di rischio cardiovascolari.


4. Come combattere l’obesità infantile: quali prospettive per il futuro?

È utile sapere che i fattori di rischio metabolico e cardiovascolare possono regredire purché il bambino, e la famiglia, lavorino bene. È fondamentale insistere con le strategie di prevenzione ed è importante che i genitori trasmettano ai figli uno stile di vita sano ed equilibrato. In che modo? Partendo dalla dieta di tutti i giorni.

I consigli da seguire sono molto semplici, frutto del buon senso oltre che di valutazioni scientifiche e mediche: ridurre il consumo di cibi confezionati, industriali, ricchi di grassi, aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali, se possibile non raffinati. Ridurre le ore di sedentarietà, trascorse a guardare la televisione e introdurre una giusta quantità di ore di attività all’aria aperta, di sport ed esercizio fisico sono altri rimedi giusti e salutari. Per renderlo più gradevole agli occhi di un bambino, è preferibile scegliere uno sport di squadra, da condividere con gli amici.

Di fondamentale importanza è, inoltre, fare una buona colazione al mattino, evitando merendine e snack industriali. Proprio la prima colazione, con la regolare attività fisica, è uno strumento prezioso per contrastare il rischio di sovrappeso e obesità nei più piccoli. Viceversa, la sua assenza nelle abitudini alimentari quotidiane è correlata all'eccessivo aumento di peso. Questo pasto dovrebbe garantire il 15-20% del fabbisogno giornaliero e saltarlo porterà il bambino ad essere più distratto e meno concentrato a scuola e ad essere più affamato nei pasti successivi. Si tratta di piccoli passi che possono fare davvero la differenza.


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