Alimentazione

DISTURBI ALIMENTARI: COME RICONOSCERLI E COME TRATTARLI?

Martina Amenta

28/02/2023
5 min

1. Disturbi alimentari: quanti italiani ne soffrono?
2. Come si classificano i disturbi alimentari?
3. Quali sono le cause di un disturbo alimentare?
4. Quali sono le possibilità diagnostiche e terapeutiche dei disturbi alimentari?


1. Disturbi alimentari: quanti italiani ne soffrono?

I disturbi alimentari investono sia la sfera fisica sia quella psicologica e sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni. Secondo la prima indagine epidemiologica nazionale sul tema, pubblicata dal Ministero della Salute, l’incidenza di anoressia e bulimia è aumentata del 30% per effetto della situazione pandemica, con un picco soprattutto tra i giovanissimi (12-17 anni di età di entrambi i sessi), colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo PRE-COVID a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale.

Abbuffate, diete estreme, ossessione per la magrezza e la forma fisica sono spesso sintomi rivelatori di un disturbo del comportamento alimentare: una patologia, o meglio una classe di patologie sempre più diffuse. Ogni anno, in Italia, si ammalano circa 8.500 persone di disturbi alimentari. Tra questi il 90% sono donne dai 10 ai 16 anni di età. È opportuno sottolineare che queste statistiche, purtroppo, rappresentano solo una stima orientativa perché non tengono conto di quella enorme parte della popolazione che non può essere identificata perché non può e non vuole chiedere aiuto.

I disturbi alimentari sono una classe di patologie caratterizzata da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Sono potenzialmente pericolosi e spesso vengono notati solo quando il problema ha raggiunto livelli di gravità preoccupante. A quel punto affrontarli e risolverli può diventare doloroso e complicato, sia per chi ne è affetto sia per le persone che gli sono accanto.


2. Come si classificano i disturbi alimentari?

disturbi alimentari comprendono in particolare: anoressia, bulimia, binge eating disorder, pica, disturbo da ruminazione e disturbo evitante e restrittivo.

L’anoressia consiste nel rifiuto totale del cibo e di tutti quegli alimenti considerati calorici.

La bulimia si manifesta nella necessità di ingerire grandi quantità di cibo fino a provocarsi, in alcuni casi, il rigetto dello stesso.

Il binge eating disorder (BED), chiamato anche disturbo da alimentazione incontrollata, è caratterizzato da ricorrenti abbuffate di cibo accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo: a differenza della bulimia, all’abbuffata non seguono pratiche di eliminazione o compensazione.

La pica è un disturbo sconosciuto ma di enorme importanza, la cui caratteristica fondamentale consiste nella persistente ingestione di una o più sostanze non commestibili (ad esempio stoffa, metallo o ghiaccio) per un periodo uguale o superiore a 1 mese. La pica esordisce comunemente in età infantile e più raramente negli adulti. I bambini colpiti presentano uno sviluppo pressoché normale, mentre in età adulta questa particolare patologia risulta maggiormente associata a disabilità intellettiva o altri disturbi mentali.

Il disturbo da ruminazione è caratterizzato da ripetuto rigurgito di cibo (successivamente rimasticato, ringoiato o sputato) per un periodo uguale o superiore a 1 mese e non attribuibile a un problema gastrointestinale o a un’altra condizione medica.

Infine, il disturbo evitante e restrittivo si caratterizza per la persistente incapacità di soddisfare le appropriate necessità nutrizionali o energetiche. Gli individui si alimentano ad esempio con un numero limitato di cibi “preferiti”, come ad esempio pasta, dolci e patatine.


3. Quali sono le cause di un disturbo alimentare?

Le cause hanno un’origine multifattoriale. I disturbi alimentari possono dipendere da traumi psicologici vissuti nell’infanzia risvegliati da un evento scatenante, o semplicemente da fattori ambientali. I ragazzi e le ragazze che ne soffrono hanno sperimentato sensazioni di non accettazione, abbandono, inadeguatezza e solitudine. Altra causa scatenante può essere la difficoltà nel rapportarsi con i canoni estetici imposti dalla società: la persona affetta da un disturbo alimentare non accetta il proprio corpo perché non conforme a uno standard di bellezza. E’ un paziente che ha problemi di bassa autostima o di depressione e che può vivere profondi sentimenti di solitudine, sentendosi incompresa da chi la circonda.

È possibile infine che esistano dei trascorsi, in famiglia, di disturbi alimentari.


4. Quali sono le possibilità diagnostiche e terapeutiche dei disturbi alimentari?

È importante intervenire con un approccio integrato. Una persona affetta da un disturbo alimentare dev’essere curata non soltanto incentivandola a nutrirsi in modo sano, ma anche spingendola a ricostruire la sua identità. In chi è affetto da un disturbo dell’alimentazione, di solito è scarsa la consapevolezza di avere un problema: la ricerca continua della magrezza, il mangiare senza controllo e le diete estreme possono essere viste dalla persona che soffre non come un disturbo, ma piuttosto come una soluzione ai propri problemi personali. Questo è il motivo per cui molte persone, soprattutto nelle prime fasi della malattia, non chiedono aiuto e rifiutano addirittura un approccio terapeutico.

Se una persona affetta da disturbo dell’alimentazione non è ancora in grado di intraprendere un vero e proprio trattamento, viene di solito iniziato quello che viene definito un “percorso motivazionale”: si tratta di un percorso psicologico che ha lo scopo di portare la persona a desiderare la guarigione e il cambiamento verso uno stile di vita sano.

Nel momento in cui un paziente si rivolge ad una struttura specialistica, inoltre, è indispensabile una corretta e attenta valutazione diagnostica. Non tutti i problemi che si manifestano con un alterato comportamento alimentare, infatti, sono dei veri e propri disturbi dell’alimentazione: è necessario sempre effettuare una diagnosi differenziale sia con altre patologie psichiatriche, come la depressione o le fobie, sia con patologie internistiche, come disturbi intestinali o problemi endocrini. Una volta diagnosticato il disturbo alimentare, le principali tecniche di trattamento partono dalla riabilitazione nutrizionale alla terapia cognitiva-comportamentale del singolo individuo volta a ricostruire il Sé. Quella identità ferita che i disturbi alimentari non fanno altro che continuare a distruggere.


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