Alimentazione

LA DIETA CHETOGENICA

Obesità
Chetogenica
Peso
Chetoni
Dieta
Giorgio Sciarra

15/05/2023

1. Cos’è la dieta chetogenica?
2. Dieta chetogenica e obesità
3. L’effetto positivo della dieta chetogenica su sindrome metabolica e rischio cardiovascolare
4. Dieta chetogenica ed esercizio fisico


1. Cos’è la dieta chetogenica?

La dieta chetogenica è una dieta ricca di grassi, che forniscono il 50%-90% dell’apporto calorico, caratterizzata da contenuto normoproteico (1 g/kg/die di proteine) e soprattutto da un basso contenuto di carboidrati, che in questa dieta forniscono soltanto il 5-10% delle calorie totali (meno di 50 g/die).

Questo particolare tipo di dieta, progettata per aumentare la produzione di chetoni simulando i cambiamenti metabolici indotti dalla fame e dal digiuno, ha determinato un crescente interesse da parte della comunità scientifica fin dal 1920, quando veniva utilizzata con successo come terapia per l'epilessia infantile intrattabile.

La dieta chetogenica si basa sulla carenza volontaria nell'assunzione di carboidrati, che porta l'organismo ad un rapido esaurimento delle riserve di glicogeno: data la persistente indisponibilità di zuccheri provenienti dalla dieta, il corpo si rivolge a diverse vie metaboliche come la gluconeogenesi e la chetogenesi, che sintetizzano glucosio e corpi chetonici. Di conseguenza, in questa dieta la principale fonte di energia diventa il grasso alimentare e il grasso immagazzinato nel tessuto adiposo, che viene metabolizzato nei mitocondri degli epatociti al fine di ottenere i corpi chetonici.

Questo "spostamento metabolico" è potenzialmente molto utile perché i corpi chetonici producono più energia (sottoforma di ATP) rispetto al glucosio e possono essere facilmente utilizzati del cuore, del tessuto muscolare, del cervello e dei reni.

La dieta chetogenica, dunque, genera fondamentalmente l'effetto opposto a quanto accade negli stati di eccesso di consumo di carboidrati: in questi casi possiamo osservare un aumento dei livelli di glucosio e di insulina, con un successivo stato anabolico in cui gli acidi grassi sono spinti verso lo stoccaggio piuttosto che l'utilizzo, portando all’aumento del tessuto adiposo.

Le diete chetogeniche devono essere considerate parte del più ampio gruppo di “diete a basso contenuto di carboidrati”, che comprende la dieta Atkins, la dieta Zona, la dieta South Beach e la dieta Paleo. Si considera “a basso contenuto di carboidrati” una dieta che fornisce tra i 50 e i 150g di carboidrati al giorno (equivalenti ad una percentuale >10% e <30% del fabbisogno calorico quotidiano), mentre si può parlare di dieta chetogenica in presenza di un apporto di carboidrati <50 g. Minore è la quantità di carboidrati forniti nella dieta, maggiore sarà la formazione di chetoni e quindi la "chetogenicità" della dieta.

La dieta chetogenica è di solito seguita per un minimo di 2 o 3 settimane fino a 6 a 12 mesi. La continuazione di questa dieta per un periodo più lungo di quello indicato non è generalmente raccomandata, se non sotto stretta supervisione medica e rivalutazione clinica periodica.


2. Dieta chetogenica e obesità

La dieta chetogenica ha dimostrato di essere efficace a breve-medio termine (da tre a sei mesi) nell'aiutare a controllare il profilo lipidico e quindi come strumento per contrastare l'obesità, portando ad una significativa diminuzione del peso, dell'indice di massa corporea (BMI) e della massa grassa. Ad oggi non sono ancora disponibili dati sufficienti, tuttavia, sulla capacità del paziente di mantenere la perdita di peso nel tempo.

Tuttavia, nonostante gli evidenti benefici, una serie di studi suggeriscono potenziali effetti avversi prodotti dalla dieta chetogenica sia a breve, sia a lungo termine. Tra di essi la cosiddetta "cheto-induzione": un gruppo di sintomi transitori caratterizzati prevalentemente da costipazione, mal di testa, alitosi, crampi muscolari, diarrea, vomito e debolezza generale.

Il rischio di insorgenza di “cheto-induzione” sembra essere più alto, quando l'apporto calorico è troppo basso.


3. L’effetto positivo della dieta chetogenica su sindrome metabolica e rischio cardiovascolare

La sindrome metabolica è caratterizzata dal verificarsi simultaneo di almeno tre delle seguenti condizioni mediche: obesità centrale, insulino-resistenza, ipertensione, alti livelli di trigliceridi sierici e bassi livelli di colesterolo HDL. Viste le numerose evidenze che dimostrano l’effetto positivo della dieta chetogenica sul controllo del peso corporeo, gli studiosi si sono chiesti se tali effetti fossero riproducibili anche per le altre condizioni che caratterizzano la sindrome metabolica ed il rischio cardiovascolare associato ad essa.

È stato dimostrato che i regimi dietetici chetogenici garantiscono un chiaro impatto benefico anche sull'omeostasi del glucosio e dell’insulina, migliorando i profili glicemici dei soggetti con o senza diabete mellito di tipo 2.

Per quanto riguarda l’ipertensione, invece, gli effetti della dieta chetogenica sono ancora in fase di studio. In ogni caso è certo che il controllo del peso corporeo e la riduzione della massa grassa di per sé determini un miglioramento del profilo pressorio in ciascun soggetto, indipendentemente da come questo obiettivo viene raggiunto. Si può quindi dedurre che maggiore è la capacità di una dieta di ridurre il peso corporeo e la massa grassa, maggiore è la potenziale capacità della dieta di garantire un controllo più efficace dei valori della pressione sanguigna.

La riduzione della massa grassa inoltre predispone ad un miglioramento delle condizioni di dislipidemia, insulino-resistenza e infiammazione sistemica.

Pertanto, la dieta chetogenica, specialmente a basso introito di carboidrati, inducendo una rapida perdita di peso potrebbe garantire vari effetti benefici sui fattori di rischio cardine per le malattie cardiovascolari. Molti degli effetti benefici sulla salute cardiovascolare, inoltre, sembrano essere dovuti alla chetosi stessa: il miocardio, infatti, è il più alto consumatore di corpi chetonici per unità di massa e i corpi chetonici sembrano essere coinvolti nella attivazione di modificazioni epigenetiche del DNA. È stato dimostrato che alcuni corpi chetonici sono in grado di sopprimere l'attività del sistema nervoso simpatico e di ridurre la frequenza cardiaca e il dispendio energetico totale.


4. Dieta chetogenica ed esercizio fisico

L'attività fisica si traduce in un sostanziale aumento del fabbisogno calorico rispetto al dispendio energetico a riposo. Durante l’attività fisica, i muscoli prendono la loro energia, sottoforma di ATP, da vie metaboliche che non utilizzano ossigeno (anaerobie). Se questi meccanismi non sono in grado di fornire un adeguato supporto metabolico al muscolo contraente, subentra un'ulteriore via metabolica che prevede la combustione di carboidrati e grassi, in presenza di ossigeno (aerobia).

Il modello di attivazione di queste diverse vie dipende dal tipo di esercizio scelto: nell'esercizio ad alta intensità a breve termine, la contrazione muscolare si baserà su vie anaerobiche, mentre nell'esercizio di resistenza ad intensità da bassa a moderata la contrazione si baserà inizialmente sulle vie metaboliche anaerobiche e poi passerà a quelle aerobie, alimentate dal fegato e dal tessuto adiposo che forniscono una fonte di energia più stabile e meno finita.

Poiché il modello di attivazione delle vie è variabile, così come la principale fonte di energia utilizzata, è ragionevole pensare che gli atleti potrebbero beneficiare di un diverso tipo di regime dietetico a seconda del loro programma fisico principale.

Durante l’allenamento di resistenza quindi, in cui il grasso del tessuto adiposo è considerato un costante apporto di energia e i corpi chetonici rappresentano una fonte di carburante alternativa o supplementare, l'evidenza suggerisce che la dieta chetogenica potrebbe essere vantaggiosa, dal momento i corpi chetonici hanno maggiore efficienza nel generare energia metabolica rispetto al glucosio e agli acidi grassi.


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