I Falsi Miti della Salute

I FALSI MITI SULLA CELIACHIA

Malattia
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avena
glutine
Martina Amenta

18/07/2023

I celiaci in Italia sono più di 240mila, con un trend in crescita. Le nuove diagnosi nell’ultimo triennio sono state in media 9 mila l’anno, con una netta prevalenza del sesso femminile (70%). E, purtroppo, sono numerose le fake news e le false credenze intorno a questo argomento che rischiano di far sbagliare approccio alimentare e stile di vita a chi ne soffre. Cerchiamo di fare chiarezza.


La maggior parte delle persone è convinta che la celiachia sia un’allergia alimentare. È così?

Falso. La celiachia non è un'allergia alimentare, ma una malattia autoimmune. È comune che le persone confondano la celiachia con un'allergia al glutine o con un'intolleranza alimentare, ma ci sono differenze importanti tra queste condizioni.

L'allergia alimentare coinvolge il sistema immunitario, che reagisce in modo eccessivo e anormale a determinati alimenti: nell'allergia alimentare, il sistema immunitario produce anticorpi specifici chiamati immunoglobuline E (IgE) che scatenano una risposta allergica immediata.

Nella celiachia, invece, il glutine provoca una reazione autoimmune in cui il sistema immunitario attacca le cellule dell'intestino tenue, causando danni progressivi alle villosità intestinali. Questa reazione autoimmune non coinvolge le immunoglobuline E (IgE), che sono caratteristiche delle allergie alimentari.

È molto importante quindi distinguere tra celiachia e allergie alimentari, poiché la gestione e le implicazioni a lungo termine possono essere diverse. La celiachia richiede l'eliminazione completa del glutine dalla dieta, mentre le allergie alimentari possono richiedere l'eliminazione o la limitazione specifica di alimenti allergenici specifici.


Secondo una convinzione piuttosto diffusa, la celiachia è frutto di una predisposizione genetica. Un genitore celiaco avrà quindi un figlio probabilmente celiaco. Fake news o verità?

Vero. La predisposizione genetica alla celiachia è ampiamente riconosciuta e studiata. Se un genitore ha la celiachia, è aumentata la probabilità che i suoi figli abbiano la stessa condizione.

La celiachia è associata a determinati marcatori genetici, in particolare ai geni HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Circa il 95% delle persone affette da celiachia possiede uno di questi due geni, che sono ereditati dalla famiglia.

Tuttavia, è importante notare che non tutti i figli di genitori celiaci svilupperanno la celiachia: l'ereditarietà della celiachia segue un pattern complesso e multifattoriale.


C’è la convinzione che con il tempo, chi soffre di celiachia possa ricominciare a mangiare glutine. La celiachia è una condizione davvero reversibile?

Falso. La celiachia è una condizione cronica che, attualmente, non ha una cura definitiva: la sua gestione richiede l'adozione di una dieta priva di glutine per tutta la vita. Se una persona con celiachia assume glutine, anche in piccole quantità, può verificarsi un danno all'intestino tenue e una reazione autoimmune.

Nonostante ciò, alcune persone possono sperimentare una riduzione dei sintomi e una guarigione dell'intestino tenue dopo l'adozione di una rigorosa dieta priva di glutine. Questo può portare a una condizione in cui i sintomi sono minimi o assenti e gli esami medici mostrano una normale integrità delle villosità intestinali.

Tuttavia, è importante sottolineare che la celiachia non è reversibile e l'assunzione di glutine può causare danni intestinali anche dopo un periodo di remissione apparente. Anche se i sintomi possono non essere evidenti, la reazione autoimmune può persistere e comportare rischi per la salute a lungo termine come malassorbimento dei nutrienti, osteoporosi, problemi neurologici e un aumentato rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro.


L’intolleranza al glutine può influire anche sulla capacità di digerire il latte. È vero o falso?

Vero. Alcune persone con celiachia possono sviluppare temporaneamente un'intolleranza al lattosio, a causa dei danni all'intestino tenue causati dalla reazione autoimmune al glutine. Durante il processo di guarigione dell'intestino tenue dopo l'adozione di una dieta priva di glutine, la capacità di digerire il lattosio può temporaneamente ridursi. Questo può causare sintomi simili a quelli dell'intolleranza al lattosio.

Tuttavia, una volta che l'intestino tenue si è rigenerato e ha ripristinato la produzione dell'enzima lattasi, la capacità di digerire il lattosio può migliorare e l'intolleranza al lattosio può scomparire.


È vero che per chi è celiaco l’avena è sempre da escludere?

Falso. La questione sull'inclusione o l'esclusione dell'avena dalla dieta senza glutine per le persone con celiachia è stata oggetto di dibattito e ricerche negli ultimi anni.

In passato, l'avena era generalmente esclusa dalla dieta senza glutine a causa del rischio di contaminazione con il grano, la segale o l'orzo durante la produzione, la lavorazione o la conservazione. Questa contaminazione può avvenire in quanto spesso i campi di avena sono vicini a quelli di grano o di altri cereali contenenti glutine, o possono essere manipolati nello stesso ambiente di produzione.

Tuttavia, studi scientifici recenti hanno dimostrato che la maggior parte delle persone con celiachia può tollerare l'avena priva di contaminazione. L’Associazione Italiana Celiachia (AIC), da sempre al fianco dei celiaci nel percorso di una corretta alimentazione gluten-free, ha certificato l’uso dell’avena ma solo di quella certificata con marchio “spiga sbarrata”.


Esistono farmaci capaci di alleviare i sintomi della celiachia oppure si tratta di una bufala?

Falso. La sola terapia della celiachia è la dieta senza glutine, da seguire in modo ferreo per tutta la vita. Le pillole in commercio per digerire il glutine non sono state approvate dalla Food and Drug Administration (FDA) ed il loro uso non solo non è utile, ma potrebbe rivelarsi addirittura dannoso. Ci sono studi in corso per identificare terapie alternative alla dieta, ma ancora in fase del tutto sperimentale.

Per questo, è importante prestare massima attenzione a notizie o pubblicità che promuovono farmaci o trattamenti alternativi per la celiachia, poiché potrebbero non essere supportati da evidenze scientifiche.


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