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PARACETAMOLO: IL PRINCIPIO ATTIVO PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI

Martina Amenta

01/03/2023
5 min

1. Introduzione del paracetamolo
2. Cos’è il paracetamolo?
3. Come si può assumere il paracetamolo?
4. Quando assumere il paracetamolo?
5. Possibili effetti indesiderati del paracetamolo
6. Esistono alternative naturali al paracetamolo?
7. Curiosità sul paracetamolo


1. Introduzione del paracetamolo

A chi non è mai capitato di ricorrere alle medicine per abbassare la febbre o semplicemente per far passare un banale mal di denti? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per questa sintomatologia, il farmaco da banco più utilizzato in Italia è il paracetamolo.


2. Cos’è il paracetamolo?

Comunemente noto agli italiani come “Tachipirina”, il paracetamolo è un principio attivo dotato di una spiccata attività antipiretica e analgesica. Come antipiretico, inibisce la sintesi delle molecole responsabili dei processi infiammatori ed è indicato per il trattamento di diversi stati febbrili correlati all’influenza e ad altre malattie infettive. Come analgesico, invece, viene impiegato per dolori di varia natura come mal di testa, mal di gola e dolori articolari. Il paracetamolo è indicato in adulti, adolescenti e bambini, seguendo gli opportuni dosaggi e nelle idonee formulazioni farmaceutiche. Va comunque sottolineato che il paracetamolo rappresenta un trattamento sintomatico: ciò significa che agisce alleviando il sintomo, ma non curando la malattia che lo causa. È utilizzato, nello specifico, per contrastare il dolore lieve-moderato associato a mal di testa, fastidi muscolari, ciclo mestruale, sindromi da raffreddamento, mal di gola, mal di denti, mal di schiena, artrosi e reazioni alle vaccinazioni. Inoltre è utilizzato per abbassare la febbre, primo sintomo di importanti stati infiammatori e patologie. In combinazione con l'aspirina può essere impiegato anche per ridurre il dolore associato al mal di testa.


3. Come si può assumere il paracetamolo?

Il paracetamolo può essere assunto in due modi: per via orale e rettale. Per via orale può essere ingerito sotto forma di compresse, capsule, sospensioni, soluzioni, compresse a rilascio prolungato o compresse che si sciolgono in bocca. Per via rettale sotto forma di supposta.


4. Quando assumere il paracetamolo?

Il paracetamolo può essere assunto indipendentemente dai pasti, ma nel pieno rispetto delle dosi consigliate in base all'età del paziente (e soprattutto al peso nel caso dei bambini). Quante volte assumerlo dipende dal dosaggio utilizzato e dal tipo di sintomatologia da trattare. A meno di diverso parere medico, solitamente un adulto in salute non dovrebbe superare mai i 3 grammi al giorno. Secondo le Linee Guida la dose raccomandata è di 1 compressa alla volta, da ripetere se necessario dopo 4 ore, senza superare le 6 somministrazioni al giorno. Nel caso di forti dolori o febbre molto alta, sono consigliate 2 compresse da 500 mg da ripetere se necessario dopo non meno di 4 ore. Per i bambini è indispensabile rispettare la dose definita in funzione del loro peso corporeo. Lo Specialista indicherà quindi la formulazione più adatta. L'effetto solitamente compare in genere entro 30 minuti dall’assunzione (variabile in base alla dose ingerita), anche se il picco nel sangue in realtà viene raggiunto successivamente. L'assunzione rettale, sotto forma di supposte, e sublinguale potrebbero avere un effetto più veloce rispetto alla forma orale. È importante non assumere il paracetamolo per più di tre giorni consecutivi senza consultare prima un medico.


5. Possibili effetti indesiderati del paracetamolo

Il termine “farmaco” deriva dal greco, che vuol dire “rimedio, cura”, ma anche “veleno”. Non esiste farmaco infatti che non abbia effetti collaterali. E anche il paracetamolo, dunque, può essere decisamente pericoloso. Alcuni studi hanno recentemente documentato una elevata frequenza di esposizioni accidentali in soggetti in giovane età pediatrica, principalmente dovuti ad un’assunzione incontrollata. Osservazioni analoghe provengono dal Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, che ogni anno registra circa 8mila sovradosaggi da farmaci e il paracetamolo è il primo della lista. Il rischio che può provocare un eccessivo consumo è quello di causare gravi danni al fegato e insufficienza epatica. In caso di notevole sovradosaggio si manifestano sintomi come nausea, vomito, dolore addominale, sanguinamento e ittero, ossia ingiallimento degli occhi e della pelle. È importante sottolineare che tutti gli studi hanno stabilito che se ci si mantiene in dosaggi di tre grammi per adulto, non succede nulla. Secondo alcuni dati la dose di paracetamolo sarebbe tossica solo a circa 20 grammi al giorno, ovvero sette volte la dose consigliata. Insomma, non ci sono i presupposti per parlare di tossicità a meno che non si faccia riferimento ad una categoria di persone come per esempio gli alcolisti o soggetti che assumono farmaci specifici come alcuni antiepilettici. Talvolta si manifestano anche insufficienza renale e infiammazione del pancreas. Il medico può prevedere il rischio di intossicazione da paracetamolo sulla base della quantità ingerita o anche tramite i test di funzionalità epatica, in particolare se la tossicità origina da dosi ripetute nel tempo.


6. Esistono alternative naturali al paracetamolo?

È curioso sapere che, a livello naturale, gli effetti antipiretici e analgesici del paracetamolo si ritrovano nell’artiglio del diavolo, un’erba che arriva a noi dalla medicina tradizionale africana e i cui estratti hanno proprietà antipiretiche e analgesiche, e nella boswellia, arbusto diffuso in India.


7. Curiosità sul paracetamolo

Il paracetamolo (o acetaminofene), è uno dei farmaci più diffusi e commercializzati in tutto il globo per l’utilizzo durante le manifestazioni influenzali, come naso chiuso, febbre e dolori alle ossa. Si iniziò ad utilizzarlo Si iniziò ad utilizzarlo per fini medici solo a partire dagli anni Cinquanta. Il paracetamolo, durante la pandemia da COVID 19, si è trovato sotto i riflettori nei primi momenti dell'emergenza. Inizialmente è stata l’unica ancora di salvezza per i medici quando non si conoscevano ancora le caratteristiche del coronavirus e le conseguenze che comportava. Uno dei tanti temi di dibattito è stato proprio il problema del sovradosaggio in pazienti affetti da Covid-19. Fortunatamente numerosi esperti hanno fatto chiarezza sull’argomento e hanno spiegato che il paracetamolo potrebbe essere considerato tossico solo per impieghi a scopo suicidario di dosi elevatissime o se si superano i venti grammi al giorno. Si pensava potesse provocare danni anche in pazienti affetti da COVID 19 ma, ad oggi, non vi è alcuna evidenza scientifica solida sul fatto che l’utilizzo di paracetamolo possa determinare un peggioramento del paziente con coronavirus.


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