L'Esperto Risponde

AMENORREA

Beatrice Mosele

27/03/2023

Amenorrea, un approccio nutrizionale

Un modo per capire se il nostro corpo è in salute è il monitoraggio del ciclo mestruale. L’organismo femminile in età fertile è un complesso insieme di fasi ed equilibri ormonali, che ci dicono molto sullo stato di benessere della persona.

Gli equilibri ormonali del corpo femminile dipendono dal funzionamento in sinergia di diversi organi e apparati, e sono influenzati in positivo e in negativo anche dall’alimentazione. Non è raro, dunque, che alcuni disturbi dovuti a squilibri a livello degli ormoni possano essere affrontati tramite un approccio che comprende anche la nutrizione.


L’amenorrea: cos’è e quali sono le sue cause più comuni

Con il termine amenorrea si definisce l'assenza del ciclo mestruale, che può essere catalogata in due diverse categorie: amenorrea primaria e amenorrea secondaria.

Si parla di amenorrea primaria se la ragazza, al compimento dei sedici anni di età, non ha mai avuto il ciclo mestruale. Definiamo invece amenorrea secondaria i casi in cui il ciclo mestruale, prima presente in modo più o meno regolare, si interrompe per oltre tre mesi (ovviamente in assenza di gravidanza e al di fuori del periodo della menopausa). Anche in allattamento per alcuni mesi è fisiologica l’assenza di ciclo mestruale, dato che la prolattina (l’ormone che regola la produzione di latte) inibisce l’ovulazione e quindi spariscono anche le mestruazioni.

Da valutare anche l’assunzione di alcuni farmaci o dispositivi contraccettivi, che possono interferire con frequenza e durata delle mestruazioni e, in alcuni casi, farle sparire del tutto per il periodo di assunzione del contraccettivo.

Al di fuori di queste situazioni, l’amenorrea andrebbe sempre indagata per scoprirne le cause e per porre, quando possibile, rimedio.

In alcuni casi l'assenza di mestruazioni può essere causata da alcuni farmaci (ad esempio antipsicotici, chemioterapici, antidepressivi o antipertensivi), oppure da fattori fisici, come ad esempio la presenza di aderenze all’interno dell’utero, ma anche (specialmente nei casi di amenorrea primaria) da anomalie congenite dell’apparato riproduttivo, o ancora da sindromi genetiche come la sindrome di Turner.

Si tratta però di casi decisamente rari: le cause più comuni dell’amenorrea sono da individuare in squilibri ormonali di cui è importante indagare la causa.

Questi squilibri possono avere radici in un periodo di forte stress, eccessiva attività fisica, da problemi tiroidei, tumori benigni dell’ipofisi, sindrome dell’ovaio policistico, ma possono anche essere collegati al grasso corporeo.


Le conseguenze dell’amenorrea

L’assenza di ciclo mestruale vuol dire che la donna non è fertile: di conseguenza è un problema da affrontare al più presto, se si desiderano avere figli.

Oltre ad essere un problema per la salute riproduttiva, l’amenorrea prolungata mette anche a maggior rischio di osteoporosi: le nostre ossa infatti sono protette dagli estrogeni, che venendo a mancare le rendono più fragili.

Se l’amenorrea dura a lungo, possono svilupparsi altri problemi simili a quelli associati alla menopausa, come vampate di calore, secchezza vaginale, riduzione della densità ossea e maggior rischio di disturbi cardiaci e vascolari, che insorgono a causa del basso livello di estrogeni.


Amenorrea, alimentazione e peso corporeo

Sono maggiormente a rischio di amenorrea le donne che soffrono di disturbi dell'alimentazione, e le atlete sottoposte a rigorosi programmi di allenamento.

In questi casi sia lo stress psicologico, sia la variazione estrema dell’indice di massa corporea incidono sull’equilibrio ormonale e sull’ovulazione, causandone la scomparsa e rendendo la donna non fertile.

È importante quindi avere un rapporto equilibrato con il cibo, che permette di mantenere un indice di massa corporea idonea al corretto funzionamento degli ormoni coinvolti nel ciclo mestruale.

Il grasso corporeo infatti si comporta come un organo, e incide sulla produzione di ormoni legati soprattutto alla riproduzione. Se è troppo o troppo poco, invia all’organismo messaggi sbagliati, bloccando il ciclo mestruale.

Il metodo più efficace per tenere nella norma i livelli di estrogeni è mantenere sotto controllo il proprio peso corporeo. Nell’organismo femminile, infatti, circa due terzi della produzione di estrogeni avviene nel tessuto adiposo grazie ad un enzima che converte gli androgeni prodotti dai surreni in estrogeni. Ad un aumento di massa grassa, quindi, si collegherebbe un incremento degli estrogeni.

Ma questo non vuol dire che la presenza di più adipe porti sempre a una maggiore produzione di estrogeni: anche un eccesso di grasso corporeo agisce portando gli ormoni ad uno squilibrio, incidendo quindi sulla fertilità e sulla regolarità del ciclo mestruale.


Riequilibrare l’alimentazione in amenorrea

Il primo passo da fare in caso di amenorrea, escluse cause organiche, è controllare il proprio peso corporeo con l’aiuto di uno specialista. Non bisogna pensare però solo ad un peso corporeo estremo (troppo o troppo poco): anche le diete molto restrittive possono creare squilibri, facendo mancare al corpo nutrienti essenziali come grassi o carboidrati, anche in presenza di un peso ritenuto nella norma.

La corretta percentuale di massa grassa è il primo tassello per ripristinare il funzionamento ormonale.

Questo non vuol dire “mettersi all’ingrasso” se sottopeso o a dieta drastica con restrizioni alimentari e caloriche se sovrappeso: è fondamentale fornire al corpo i nutrienti adeguati affinché il recupero del peso sia equilibrato tra massa magra e massa grassa e non vada ad affaticare ulteriormente gli organi, già messi alla prova dalla condizione che ha portato all’amenorrea.


I nutrienti fondamentali per aiutare la donna in caso di amenorrea

Un’alimentazione che aiuti in caso di amenorrea deve focalizzarsi sul controllo glicemico, grazie all’associazione nel pasto di grassi buoni, come l’olio extravergine di oliva utilizzato a crudo, l’avocado, la frutta secca a guscio (noci, nocciole, mandole, pinoli…), il pesce azzurro.

La sintesi degli ormoni è infatti regolata anche dalla presenza di colesterolo “buono” (HDL), utilizzato dall’organismo per sintetizzare varie sostanze tra cui la vitamina D e, appunto, gli estrogeni. Questi alimenti per la loro particolare composizione (contenendo acidi grassi benefici per la salute) possono favorire l’aumento del colesterolo buono. L’avocado inoltre è anche un ottimo regolatore di estrogeni, grazie all’alta concentrazione di sterili vegetali.

Tra i micronutrienti essenziali, quelli di cui bisogna arricchire l’alimentazione (valutando con il proprio medico anche l’eventuale necessità di un’integrazione) sono principalmente: zinco, vitamina D, vitamina B12, ferro e acido folico.

Importante anche prendersi cura della salute del fegato, organo che interviene nella catabolizzazione degli ormoni. Il fegato è infatti una ghiandola fondamentale per il metabolismo umano: fa parte del sistema endocrino, che sovrintende alla produzione degli ormoni.

Il fegato influisce sul metabolismo degli ormoni prodotti dalle diverse ghiandole dell’organismo: produce infatti le proteine necessarie al loro trasporto nel sangue e può modularne l’attività sia attivandoli, sia inattivandoli. Possiamo aiutarlo a funzionare meglio introducendo come abitudine alimentare porzioni di verdure amare, che svolgono un’importante azione di drenaggio epatico.


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