L'Esperto Risponde

COME COMBATTERE LA STIPSI CON GLI ALIMENTI?

Beatrice Mosele

14/03/2023

Secondo le statistiche elaborate dal Rome Foundation Global Epidemiology Study, il 40% della popolazione mondiale soffre o ha sofferto di stipsi almeno una volta nella vita. Questo primo studio internazionale su larga scala sulla prevalenza e l'impatto delle "malattie dell'interazione intestino-cervello" dimostra che questi disturbi frequenti possono compromettere la condizione di benessere e di efficienza psico-fisica di una larga parte di popolazione genericamente ritenuta sana.

Possiamo parlare di stipsi cronica, quando le difficoltà non sono episodiche ma si protraggono per almeno 3 mesi. Questa condizione colpisce una porzione importante della popolazione italiana, stimata tra il 15 e il 20 per cento: tra di essi circa l’80% sono donne, con un’età media di 50 anni e che da circa 17 anni convivono con la patologia.


Come capire se si soffre di stipsi?

Non è solo la frequenza dell’evacuazione a darci un segnale. Non esiste infatti una regola valida per tutti riguardo alla frequenza fisiologica di svuotamento intestinale. Il denominatore comune per escludere la stipsi o al contrario per pensare di trattarla deve essere il senso individuale di benessere o malessere. In poche parole: anche una persona che va al bagno tutti giorni, ma percepisce di non riuscire a liberarsi del tutto può essere identificata come sofferente di stipsi.


La stipsi: sintomo o patologia?

Occorre prima di tutto sgombrare il campo da quelle situazioni in cui i disturbi dell’evacuazione sono secondari rispetto ad una malattia intestinale. La stipsi può essere tra i sintomi di un gran numero di condizioni e patologie, tra cui celiachia, colite infiammatoria, neoplasie, complicanze di una malattia diverticolare. Queste patologie però possono essere facilmente escluse dal medico curante, nel momento in cui non si presentino accanto alla stipsi altri segni clinici caratterizzanti.

La stipsi può essere anche conseguenza dell’assunzione di alcuni farmaci: è importante quindi che nel rivolgersi allo specialista si esponga in modo accurato l’anamnesi completa.


La stipsi: un disagio quotidiano

Con i ritmi di vita e l’alimentazione moderni, quasi nessuno ha sempre una funzione intestinale regolare, e succede a tutti più o meno spesso di lamentare disturbi collegati a digestione e intestino. I sintomi più comuni per chi soffre di stipsi anche occasionale possono essere: sensazione di gonfiore e distensione addominale, nausea, senso generale di malessere, bocca amara, alitosi, cefalea. Spesso compare una patina bianca sulla lingua.

Ma può comparire anche orticaria, dermatiti o acne, causati presumibilmente da auto-intossicazione dovuta alla lunga permanenza di sostanze di scarto all’interno dell’intestino.


La nutrizione in caso di stipsi

Il ricorso troppo frequente a lassativi può risolvere momentaneamente il problema, ma aggravarlo sul lungo periodo, in quanto non aiuta l’intestino a recuperare la normale funzionalità, fornendo solo uno stimolo meccanico all’evacuazione.

Una giusta alimentazione, unita a correzioni dello stile di vita, può invece alleviare molto questa condizione. Ma occorre prima di tutto capire quali sono le caratteristiche della nostra stipsi, per non incorrere in errori alimentari che potrebbero peggiorarla.


Stipsi atonica o ipertonica?

Impariamo a conoscere i segnali del nostro corpo per un trattamento nutrizionale efficace.

Possiamo infatti identificare due macro tipologie di stipsi. La prima è la stipsi cosiddetta “atonica”, statisticamente più frequente, caratterizzata da un rallentamento dei processi digestivi con dilatazione delle anse intestinali e conseguente fermentazione e gonfiore addominale. È una tipologia di disturbo di cui spesso soffrono le donne rispetto alle variazioni del ciclo ormonale, ad esempio nella fase premestruale.

Nella stipsi “ipertonica” è scarso o assente il gonfiore addominale, in quanto il transito intestinale rallenterà per contrattura e spasmo della muscolatura liscia viscerale. Spesso è associata a stati di ansia o insonnia.


Gli alimenti da evitare in caso di stipsi

In caso di stipsi meglio evitare i formaggi, che favoriscono la stipsi per il loro potere di coagulare e addensare la massa fecale, e che inoltre affaticano la colecisti per la ricchezza in grassi saturi, rallentando la funzionalità epatica.

Sconsigliato anche il riso, che infatti viene spesso intuitivamente proposto in caso di diarrea per la sua capacità di coagulare il contenuto intestinale.

Anche il ha un effetto astringente per via dei tannini che contiene.

Il limone, invece, ritenuto astringente per definizione, può essere d’aiuto al mattino contro la stipsi (sotto forma di acqua con succo di limone) grazie alla presenza elevata di vitamina C.


Alimentazione in caso di stipsi atonica

In questo caso il trattamento della stipsi, indipendentemente dalle cause che l’hanno indotta, trova il suo fondamento in uno stimolo dell’apparato digerente, a partire dal fegato, organo preposto alla produzione e secrezione di bile (azione coleretica e colagoga) che svolge una fisiologica azione lassativa. Da non trascurare anche la necessità in alcuni casi di alimenti che stimolino la tiroide, che aumenta il metabolismo basale e tessutale dell’organismo compresi i movimenti peristaltici dell’intestino.

L’alimentazione in caso di stipsi “atonica” può avvalersi di molti alimenti e associazioni, che andranno ovviamente personalizzati.

Le verdure andrebbero assunte con modalità di cottura come il ripassato, una cottura che disidrata l’alimento, riducendone il potere fermentativo.

Da limitare molto, se non escludere nei momenti di sintomi più intensi, minestre e legumi, che andrebbero a fermentare nell’intestino peggiorando la situazione.

Importante l’introduzione di alimenti antimeteorici (che riducono la fermentazione e al produzione di gas a livello intestinale) come il finocchio crudo e il sedano, magari da mangiare prima dei pasti in pinzimonio, accompagnati da olio extravergine di oliva che facilita naturalmente il transito intestinale.

Si possono poi provare alcuni alimenti dallo spiccato potere lassativo.

Tra questi c’è sicuramente la melanzana: la buccia e parte della polpa stimolano la produzione di bile e la contrazione colecistica. La buccia inoltre ha azione irritativa sull’intestino. La sua ricchezza in iodio ne fa un ottimo alimento di stimolo tiroideo. Si può ad esempio provarla addirittura a colazione, sotto forma di crema (babagnoush), in modo da offrire già dal mattino uno stimolo della peristalsi intestinale.

Anche i funghi sono in grado di stimolare la peristalsi intestinale: svolgono una vera e propria azione lassativa, soprattutto se consumati crudi.

Può essere utile anche il peperone: la ricchezza di vitamina C (soprattutto nel peperone rosso) lo rende un alimento dotato di una importante azione lassativa.

Anche il sedano, oltre a svolgere un’azione antifermentativa, ha un’importante attività lassativa grazie alla presenza di una sostanza tipica, la sedanina, che aumenta la motilità intestinale.

La verza cruda o sbollentata brevemente aiuta la peristalsi intestinale. Attenzione a non cuocerla troppo, perché altrimenti svolge un effetto opposto (astringente).

Tra i frutti spiccano fichi, kiwi, uva e pere mature.

I fichi hanno uno spiccato potere lassativo, per cui sono indicati nella stipsi ma controindicati per chi soffre di dissenteria, gastrite ipersecretiva, reflusso.

Il kiwi esercita uno stimolo sotto molti punti di vista: da un lato l’elevata presenza di vitamina C, poi l’azione miorilassante del potassio, infine una notevole quantità di cellulosa e di pectine. Due kiwi a digiuno la mattina costituiscono un ottimo rimedio nutrizionale in caso di stipsi.

L’azione lassativa dell’uva, aumentata dall’assunzione del succo, è dovuta alla ricchezza in fruttosio e acidità. La sua buccia costituisce un irritante per l’intestino e quindi un fattore in grado di “rimetterlo in moto”. Possiamo utilizzarla al mattino, prima di colazione, realizzando una spremuta di succo d’uva da bere appena fatta, per evitare che si ossidi. Rispetto al frutto intero, che stimolerà la peristalsi intestinale anche per il contenuto in fibra e cellulosa della buccia, il succo avrà un’azione più fisiologica e meno irritativa per la mucosa intestinale, rendendo più fluida la massa fecale. Sconsigliata solo in caso di diabete o patologie gastriche.

Per quanto riguarda infine la pera, mentre la pera poco matura per la ricchezza in tannino risulta astringente, la pera molto matura ha un’azione lassativa grazie alla ricchezza in iodio e fruttosio.


La stipsi “ipertonica”

In questo caso, a differenza della precedente, non occorre stimolare ma rilassare. Potranno essere utili gli alimenti ricchi di potassio che aiutano il rilascio della muscolatura liscia, ad esempio fagiolini, agretti, zucchine, o la banana (quest’ ultima sconsigliata, invece, nella stipsi atonica).

E’ preferibile evitare sostanze adrenergiche come thè o caffè, ma anche alimenti troppo ricchi di iodio come il pesce (utile, invece, nella stipsi atonica).

I rimedi indicati in caso di stipsi atonica (kiwi, succo d’uva o acqua e limone al mattino) possono essere utili anche in caso di stipsi ipertonica per un sollievo rapido.

Ma attenzione: il trattamento nutrizionale della stipsi non è uguale per tutti!

Anche escluse cause patologiche, è importante rivolgersi a uno specialista in nutrizione per comporre al meglio i pasti nel corso della giornata, ricordando che non è importante il singolo alimento ma, soprattutto, il modo e il momento in cui viene proposto all’organismo.


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