L'Esperto Risponde

L’ALIMENTAZIONE IN CASO DI INSULINO-RESISTENZA

Beatrice Mosele

21/08/2023

COSA SIGNIFICA INSULINO RESISTENZA?

L'insulino-resistenza è una condizione complessa in cui il corpo non risponde come dovrebbe all'insulina, un ormone prodotto dal pancreas che è essenziale per regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Il metodo della Bioterapia Nutrizionale presta particolare attenzione all’equilibrio glicemico dei pasti all’interno di un piano alimentare che lavora sul lungo periodo. Non si tratta infatti solo di assumere pochi zuccheri o solo un certo tipo di zuccheri (ad esempio scartando erroneamente lo zucchero raffinato in favore di miele o fruttosio), ma di bilanciarli correttamente per mantenere più facilmente una condizione di salute, e non incorrere nelle conseguenze patologiche collegate a iperinsulinemia e insulino-resistenza.


Come funziona l’insulina?

In condizioni normali, l'insulina funziona come segue: il corpo scompone il cibo in glucosio (zucchero), che è la principale fonte di energia dell'organismo. Il glucosio entra nel flusso sanguigno e il pancreas segnala il rilascio di insulina. L'insulina aiuta il glucosio presente nel sangue ad entrare nelle cellule dei muscoli, del grasso e del fegato, in modo che possano utilizzarlo per l'energia o immagazzinarlo per un uso successivo. Quando il glucosio entra nelle cellule e i livelli nel sangue diminuiscono, il pancreas segnala di smettere di produrre insulina.


Quando si instaura l’insulino-resistenza?

Per diversi motivi, le cellule muscolari, grasse ed epatiche possono rispondere in modo inadeguato all'insulina: ciò significa che non riescono ad assorbire in modo efficiente il glucosio dal sangue, o non riescono ad immagazzinarlo.

Il fattore scatenante è spesso un’alimentazione troppo ricca di carboidrati semplici o complessi, e di alimenti industriali troppo ricchi di zuccheri, a cui non corrisponde un bilanciamento nel corso del pasto e della giornata con alimenti che aiutino a mantenere sotto controllo i livelli di glicemia.

Quando si verificano queste condizioni si inizia a parlare di precondizioni per l’insulino-resistenza. Di conseguenza, il pancreas produce più insulina per cercare di superare l'aumento dei livelli di glucosio nel sangue. Questo fenomeno è chiamato iperinsulinemia.

L’iperinsulinemia rappresenta una condizione pre-patologica in cui la persona non presenta sintomi particolari e ha livelli normali di glicemia, ma i valori di insulina iniziano ad essere elevati.


Come riconoscere una condizione di iperinsulinemia?

L’iperinsulinemia non è una condizione semplice da diagnosticare, perché i suoi sintomi esteriori si riducono a una tendenza all’accumulo di grasso specialmente nella zona addominale.

L’insulina esplica infatti un’azione molto marcata a carico del metabolismo lipidico. Quando è presente nel sangue in concentrazione elevata, essa stimola nel fegato la sintesi di acidi grassi. Quanta più insulina una persona ha in circolo, tanto più zucchero verrà convertito in grasso addominale. Avere così tanta insulina in circolo, dunque, conduce ad un aumento della sintesi di grasso viscerale addominale e all’aumento del peso a causa del maggiore ingresso di zuccheri nel tessuto adiposo mediato proprio dall’insulina.

A questo punto, tutto il glucosio che continua ad entrare nelle cellule epatiche diventa disponibile per la formazione di grassi.


Come si passa dall’iperinsulinemia all’insulino-resistenza?

Finché il pancreas è in grado di produrre una quantità di insulina sufficiente a superare la debole risposta delle cellule all'insulina, e quindi la loro “resistenza” a questa sostanza, i livelli di zucchero nel sangue si mantengono in un range nella norma (che infatti non viene rilevato dai comuni esami della glicemia).

Con il tempo però la resistenza delle cellule aumenta, portando ad un conseguente aumento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) che, successivamente, può portare al prediabete e al diabete di tipo 2.


Che differenza c’è tra diabete e insulino resistenza?

Chiunque può sviluppare una resistenza all'insulina, temporanea o cronica. Nel tempo, l'insulino-resistenza cronica può portare al prediabete e poi al diabete di tipo 2 se non viene trattata o se non può essere trattata.

L'insulino-resistenza può essere temporanea o cronica, e in alcuni casi è curabile. Nell’insulinoresistenza il pancreas non ha problemi di funzionamento, tutt’altro: reagisce correttamente ai livelli troppo elevati di zuccheri nel sangue producendo quantità sempre maggiori di insulina. Questo sforzo a cui il pancreas viene sottoposto, soprattutto in caso di familiarità con il diabete di tipo 2, può portare a un “esaurimento” precoce di quest’organo, compromettendone la funzionalità.

Il prediabete si verifica quando i livelli di glucosio nel sangue sono più alti del normale, ma non abbastanza da essere diagnosticati come diabete. Il prediabete si manifesta solitamente in persone che presentano già una certa resistenza all'insulina.

Il prediabete può portare al diabete di tipo 2, il tipo più comune di diabete. Questa patologia si verifica quando il pancreas non produce abbastanza insulina o il corpo non utilizza bene l'insulina (insulino-resistenza), con conseguenti livelli elevati di glucosio nel sangue. Si differenzia dal diabete di tipo 1, che è invece una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario dell'organismo attacca e distrugge le cellule del pancreas che producono insulina.

Un’altra forma di diabete è quella gestazionale, perché si verifica nelle donne in gravidanza a causa di una fisiologica resistenza all'insulina dovuta agli ormoni prodotti dalla placenta non compensata con un’alimentazione mirata alla prevenzione di questo problema. Pur trattandosi di una condizione temporanea, in Bioterapia Nutrizionale si tende a prestare una particolare attenzione alla nutrizione in gravidanza per la prevenzione del diabete gestazionale, in quanto può portare complicanze nel parto e conseguenze a lungo termine nella mamma e nel bambino (in particolare un rischio aumentato di sviluppare il diabete negli anni successivi).


Come individuare l’insulino resistenza?

Si può essere insulino-resistenti per anni senza saperlo. In genere, questa condizione non causa alcun sintomo evidente, ma costituisce un fattore di rischio per numerose patologie e condizioni collegate. Considerati i suoi effetti biologici, l’insulino-resistenza si manifesta con un quadro clinico variabile, noto come sindrome da insulino-resistenza, che include alterazioni metaboliche, obesità viscerale, danno d’organo e associazione con altre patologie: sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS), malattie neurodegenerative, patologie neoplastiche.

Quindi, è importante che si facciano, con una certa regolarità, esami per controllare i livelli di glucosio nel sangue, soprattutto se ci sono altri fattori di rischio (ad esempio la circonferenza della vita, il sovrappeso).


Gli esami clinici per individuare l’insulino-resistenza

L’esame realmente efficace per l’individuazione di una situazione di insulino-resistenza è la curva glicemica e insulinemica con carico di glucosio. È un esame impegnativo per il paziente, perché comporta l’assunzione di una soluzione di glucosio e ripetuti prelievi nell’arco di alcune ore. Per questo motivo non viene prescritto con facilità, ma è l’unico esame che può dare una certezza.

Per poter valutare il rischio di insulino-resistenza si possono utilizzare anche l’HOMA TEST o il test dell’emoglobina glicata: entrambi utili, non danno però una diagnosi sicura. Ci sono infatti casi in cui non rilevano l’insulinoresistenza.

Il primo (HOMA TEST) si basa su un modello matematico che calcola la sensibilità all’insulina comparando le concentrazioni di glucosio nel plasma e l’insulinemia a digiuno. L’HOMA TEST rileva l’eventuale resistenza in maniera precoce, permettendo di intervenire in via preventiva sull’alimentazione.

Un altro esame utile per diagnosticare questa condizione è quello dell’emoglobina glicata. Questo tipo di esame è ritenuto oggi più utile rispetto al comune test della glicemia. Infatti l'emoglobina glicosilata all'interno dei globuli rossi ha la caratteristica di circolare nel sangue per circa tre o quattro mesi, che corrisponde al periodo di durata media della vita di un globulo rosso. Il test dell'emoglobina glicosilata permette di avere dati riguardanti la glicemia relativi a un lungo periodo, e non esplicativi di un singolo momento.


L’alimentazione in caso di insulino-resistenza

Un piano alimentare per insulino-resistenza deve necessariamente essere personalizzato sull’individuo. Tuttavia, seguendo le indicazioni terapeutiche della Bioterapia Nutrizionale, è possibile dare alcuni consigli generali sulla composizione dei pasti.

Prima di tutto è fondamentale mantenere basso il carico glicemico complessivo, riducendo in generale l’apporto di zuccheri semplici a rapido assorbimento (zucchero, dolci, alcolici, miele, frutta), privilegiando i carboidrati a lento assorbimento (pasta, pane, riso integrale) e avendo sempre l’accortezza di bilanciarli con una giusta quota proteica e lipidica, che ne modulerà l’assorbimento.

In contemporanea bisognerà introdurre quegli alimenti che accelerano il metabolismo organico, fornendo lipidi ad alto valore organico (che migliorano la reattività delle cellule all’insulina), riducendo o eliminando invece latte e derivati, che rallentano il metabolismo per l’azione neuro-sedativa del calcio.


Commenti (3)

Massimiliano

30/10/2023 20:12

Buonasera Dottoressa, penso di essere insulino resistente, I miei genitori sono affetti da diabete di tipo 2 entrambe, cosa devo fare per iniziare a perdere peso e vivere meglio???
Grazie mille per l'attenzione
Saluti
Massimiliano Barcaglioni

"Il lavoro deve partire da alimentazione e stile di vita. In questi casi però il semplice "mangiare sano" può non essere sufficiente, ma occorre pensare a un piano mirato e personalizzato. Sono a disposizione per consulenze (anche online, tramite videocall) in cui indagare prima di tutto l'origine dell'insulinoresistenza, e poi stilare un piano personalizzato. Tutti i contatti sul sito www.pcare.it
Dott.ssa Beatrice Mosele".

Pietro

19/10/2023 08:41

Molto interessante

"Grazie! È molto positivo riuscire a parlare a un pubblico ampio in modo efficace di questi temi spesso poco noti
Dott.ssa Beatrice Mosele".

Francesca Tortorici

19/10/2023 04:42

Grazie.
Io, con familiarita’ di diabete due, sono vittima dell’insulino resistenza.
Riesco a tenere sotto controllo la glicemia ma non il giro vita, nonostante un discreto esercizio fisico, una dieta abbastanza controllata( ormai home made), e 1250 mg di metformina!
Qualche consiglio? Un bravo diabetologo a Milano?
Grazie

"Buongiorno, l'aumento del punto vita è un classico segnale che si accompagna all'insulinoresistenza e allo squilibrio glicemico. Per quanto riguarda la dieta, bisognerebbe capire se è stata costruita in modo mirato per insulinoresistenza, e, ancora più a monte, su quali parametri è stata fatta la diagnosi. In accordo con il medico curante, si può pensare a lavorare di più su un'alimentazione mirata con un piano personalizzato a seguito di anamnesi completa. Anche se abbiamo sede a Roma, posso seguire pazienti a distanza tramite videocall, tutte le informazioni sono sul mio sito www.pcare.it.
Dott.ssa Beatrice Mosele".

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