L'Esperto Risponde

TIROIDE DI HASHIMOTO E ALIMENTAZIONE

Beatrice Mosele

22/05/2024

La tiroidite di Hashimoto è una condizione medica in cui il sistema immunitario attacca erroneamente la ghiandola tiroidea, causando infiammazione e danni progressivi. Questa è una delle cause più comuni di ipotiroidismo, una condizione in cui la ghiandola tiroidea non produce abbastanza ormoni tiroidei.

La tiroidite di Hashimoto può portare a una varietà di sintomi, tra cui stanchezza, aumento di peso, sensibilità al freddo, pelle secca, depressione, costipazione e gonfiore al viso. È importante diagnosticare e gestire per tempo questa condizione attraverso test clinici e trattamenti appropriati, come la terapia ormonale sostitutiva con ormone tiroideo sintetico e, in alcuni casi, l'uso di farmaci anti-infiammatori.

La Bioterapia Nutrizionale è un valido supporto e affiancamento in caso di problemi tiroidei, aiutando l’organismo a diminuire l’infiammazione e ad assimilare i micronutrienti fondamentali, utilizzando opportuni alimenti e associazioni tra di essi.


Quali sono i sintomi della tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto può manifestarsi con una vasta gamma di sintomi, che possono variare da persona a persona. I sintomi più comuni includono:

  • Affaticamento e stanchezza persistente
  • Aumento di peso non spiegato o difficoltà a perdere peso
  • Sensibilità al freddo e freddo costante
  • Pelle secca e capelli fragili
  • Gonfiore al viso
  • Costipazione
  • Depressione o sbalzi d'umore
  • Mancanza di concentrazione e problemi di memoria
  • Crampi muscolari e debolezza
  • Irregolarità mestruali nelle donne
  • Gonfiore nel collo dovuto alla crescita della ghiandola tiroidea (gozzo)

È importante notare che alcuni pazienti con tiroidite di Hashimoto possono essere asintomatici o avere solo sintomi lievi, e che la gravità e la combinazione dei sintomi possono variare notevolmente da persona a persona. È importante quindi non sottovalutare la presenza di questi sintomi (specialmente se combinati fra loro) e rivolgersi a un endocrinologo, che valuterà i sintomi, i fattori di rischio, e prescriverà le indagini diagnostiche opportune. Tra queste sicuramente in prima l’linea le analisi del sangue per verificare la concentrazione degli ormoni tiroidei, i test degli anticorpi anti-tireoperossidasi (anti-TPO) e gli anticorpi anti-tireoglobulina (che potrebbero indicare attività autoimmune contro la tiroide), l’ecografia tiroidea.


Alcuni fattori di rischio della tiroidite di Hashimoto

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune le cui cause non sono ancora certe. Si tratta di una patologia multifattoriale che può essere influenzata da una combinazione di fattori genetici, ambientali e immunologici.

La tiroidite di Hashimoto tende a verificarsi più frequentemente nelle persone che hanno una storia familiare della malattia o di altre condizioni autoimmuni, come il diabete di tipo 1 o la celiachia. La presenza di determinati geni può aumentare il rischio di sviluppare la malattia. Inoltre le donne, in particolare tra i 30 e i 50 anni, sono significativamente più suscettibili alla tiroidite di Hashimoto rispetto agli uomini. Questo suggerisce un possibile ruolo degli ormoni sessuali nel determinare il rischio. È stato notato anche un aumento dell’insorgenza a seguito della gravidanza, fenomeno noto come tiroidite post-partum. La gravidanza è infatti un evento che comporta nell’organismo materno enormi cambiamenti, tra cui uno sconvolgimento nell’equilibrio ormonale e immunitario.

Anche fattori ambientali come esposizione a radiazioni e tossine, ma anche periodi di forte stress, possono essere scatenanti in individui geneticamente predisposti.

Esiste poi una correlazione con altre patologie autoimmuni. Le persone con altre condizioni autoimmuni, come il diabete di tipo 1, la celiachia o il lupus eritematoso sistemico, hanno un rischio maggiore di sviluppare la tiroidite di Hashimoto. L'anemia perniciosa, una condizione in cui il corpo non produce abbastanza globuli rossi a causa di una mancanza di vitamina B12, può talvolta verificarsi in concomitanza con la tiroidite di Hashimoto anche se la loro correlazione non è chiara.


Alimentazione nella tiroidite di Hashimoto

Nella gestione della tiroidite di Hashimoto, l'alimentazione può giocare un ruolo importante nel supportare la salute generale e nel ridurre i sintomi. In alcuni casi, in oltre dieci anni di esperienza e di casi seguiti, ho notato che con il supporto di una nutrizione funzionale secondo il metodo della Bioterapia Nutrizionale si possa addirittura arrivare a ridurre i farmaci: si tratta in ogni caso di una scelta da valutare sempre a seguito di analisi cliniche e con il parere positivo dell’endocrinologo.

Come si struttura un piano alimentare per la tiroidite di Hashimoto? Prima di tutto adottando una strategia antinfiammatoria. Al centro sicuramente la regolazione dell’equilibrio glicemico: i picchi di glicemia mettono infatti sotto stress l’organismo e causano infiammazione. Occorre dunque evitare poi i cibi processati, e ridurre se necessario in accordo con il nutrizionista alcuni alimenti pro-infiammatori come quelli contenenti glutine e lattosio. E’ opportuno inoltre introdurre nella dieta alimenti riconosciuti come antinfiammatori per eccellenza: grassi buoni (da olio extravergine di oliva, avocado, frutta secca a guscio) e pesce azzurro.

Dall’altro lato serve sostenere il metabolismo tiroideo, dato che la tiroide risulta affaticata a causa della patologia e ha bisogno di stimolo e sostegno. Non pensiamo che sia necessario sempre “abbondare” con lo iodio: nelle persone con tiroidite di Hashimoto, un eccesso di iodio a volte può aggravare i sintomi. È importante dunque essere seguiti nella scelta da un valido nutrizionista e monitorare gli effetti di un’alimentazione più o meno ricca di iodio sulla propria sintomatologia.

Valutiamo invece se è necessaria un’integrazione di selenio, e intanto cerchiamo di arricchire la dieta con gli alimenti che ne sono naturalmente ricchi: noci del Brasile, semi di girasole, tacchino e uova.

È infine importante monitorare la sensibilità alimentare. Trattandosi di patologia autoimmune, alcune persone con tiroidite di Hashimoto possono avere sensibilità o intolleranze alimentari che possono contribuire ai loro sintomi. Tenere un diario alimentare e monitorare la risposta del corpo a determinati cibi può aiutare a identificare eventuali trigger alimentari.


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