1. Batteri e virus: cosa sono?
2. Differenza tra infezione batterica e virale
3. Quali sono le infezioni virali e batteriche più comuni?
4. I virus responsabili dell’influenza e la loro trasmissione
5. Influenza virale: i sintomi
6. Vaccino antinfluenzale: chi dovrebbe vaccinarsi?
7. Quali sono i farmaci da assumere in caso di influenza?
8. I sintomi per riconoscere se l’infezione è virale o batterica
9. Quali sono le regole da rispettare per limitare il rischio di contagio?
1. Batteri e virus: cosa sono?
La principale differenza biologica tra i due agenti patogeni è che i batteri sono esseri viventi, mentre i virus no.
I virus sono microorganismi estremamente piccoli, visibili solo al microscopio elettronico e composti da materiale genetico (DNA o RNA) ricoperto da un involucro di proteine chiamato capside.
Un virus è in grado di duplicarsi solo ed esclusivamente all’interno di una cellula. Una volta penetrato all’interno della cellula, va ad intaccarne i tessuti provocando un’infezione o causando patologie più o meno gravi, dal banale raffreddore ai tumori.
La resistenza dei virus nell'ambiente è estremamente bassa, anche se alcuni di essi (ad esempio alcuni virus respiratori come quello dell’influenza) possono sopravvivere a lungo.
I virus possono infettare le persone per via aerea, per via alimentare, attraverso rapporti sessuali o attraverso vettori (soprattutto insetti). Possono causare sintomi locali a carico di diversi apparati (ad esempio dell'apparato respiratorio, digerente o urogenitale) o generali (sistemici) qualora si diffondano in tutto l'organismo.
I batteri, invece, sono microrganismi unicellulari (formati cioè da una sola cellula). Sono più grandi dei virus e sono visibili mediante il microscopio ottico.
A differenza dei virus, sono in grado di replicarsi autonomamente nell'ambiente e anche in vari tessuti del corpo umano.
I batteri sono comunemente presenti sulla superficie cutanea (la pelle) e sulle mucose (le superfici che rivestono organi in comunicazione con l'esterno quali la bocca, il canale digerente, l'albero respiratorio superiore e l'apparato urogenitale), senza che ciò provochi danni, anzi: la loro presenza è utile per lo svolgimento di alcune funzioni metaboliche e per le difese immunitarie. Questi sono chiamati “commensali” e il loro insieme è chiamato microbiota.
Altri tipi di batteri possono essere aggressivi e danneggiare tessuti e organi: per questo motivo sono definiti “patogeni”.
Molti batteri possono sopravvivere e moltiplicarsi nell'ambiente, al di fuori del corpo umano, e possono essere trasmessi per via aerea, alimentare o tramite i rapporti sessuali.
2. Differenza tra infezione batterica e virale
La differenza sostanziale tra un’infezione di origine batterica e una virale sta nella causa: l’infezione batterica è causata da un batterio e quella virale da un virus.
La diversa origine determina una cura differente. Le infezioni batteriche necessitano, nella gran parte dei casi, di una cura antibiotica. Invece le infezioni di origine virale, a seconda del virus, si possono curare con antipiretici, antivirali o si possono risolvere da sole.
3. Quali sono le infezioni virali e batteriche più comuni?
Le più comuni infezioni virali riguardano prevalentemente l’apparato respiratorio e, in generale, le vie aeree superiori: ne fanno parte i principali malesseri di stagione come influenza, raffreddore, mal di gola e sinusiti.
Oltre a queste, sono da segnalare le malattie esantematiche (varicella, rosolia, morbillo), le malattie gastroenteriche, l’herpes orale e genitale, l’HIV. Alcune infezioni, come l’epatite B (HBV) e l’epatite C (HCV) possono diventare croniche, durando persino decenni.
Tra le infezioni batteriche più note ricordiamo quelle provocate da batteri come lo Pseudomaonas, l’Escherichia coli o gli Acinetobacter baumannii, responsabili di polmoniti o di setticemia.
Altri batteri in grado di provocare infezioni sono lo Staphylococcus aureus, l’Helicobacter pylori, il Campylobacter e il microorganismo responsabile della gonorrea (Neisseria gonorrhoeae), il batterio dello Streptococcus pneumoniae che causa otiti e sinusiti, l’Haemophilus influenzae che genera infezioni nei bambini e la Shigella, che provoca una dissenteria batterica chiamata shigellosi.
Ad aumentare la pericolosità di alcune infezioni batteriche è la resistenza agli antibiotici. L’uso eccessivo o improprio degli antibiotici, infatti, può innescare un processo di mutazione dei batteri, che consente loro di proliferare, rendendo più difficile il trattamento di una serie di infezioni.
4. I virus responsabili dell’influenza e la loro trasmissione
I virus responsabili dell'influenza appartengono alla famiglia degli orthomixovirus, virus a RNA. Una delle peculiarità di questi microrganismi è la loro capacità di mutare, ovvero di cambiare a livello genetico assumendo caratteristiche diverse.
Esistono tre tipi diversi di virus: A, B e C. I primi due sono responsabili della classica forma di influenza, mentre il tipo C generalmente non dà sintomi e genera solo un comune raffreddore.
I virus influenzali si trasmettono per via aerea e possono diffondersi attraverso le goccioline di saliva che il malato produce tossendo, starnutendo o anche semplicemente parlando, soprattutto negli ambienti affollati e chiusi.
La trasmissione avviene per contatto diretto con persone infette (ad esempio attraverso le mani contaminate sugli occhi, sul naso o sulla bocca) oppure attraverso utensili o oggetti infettati.
Il periodo di incubazione dell’influenza, cioè il tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo delle manifestazioni cliniche, è di circa 1-2 giorni.
I sintomi possono durare fino a 3-4 giorni, potendo tuttavia prolungarsi per una o due settimane ma in forma lieve.
5. Influenza virale: i sintomi
I sintomi più frequenti dell’influenza virale includono:
- Febbre improvvisa (38 °C per gli adulti, fino a 39-40 °C nei bambini)
- Brividi di freddo
- Dolori ossei e muscolari
- Mal di testa
- Spossatezza
- Astenia
- Mialgia
- Mal di gola
- Raffreddore
- Tosse non catarrale (può durare fino a 2 o più settimane)
- Congiuntivite
La diagnosi di influenza si basa sull’analisi dei sintomi clinici. La certezza potrebbe essere raggiunta solo con l’isolamento del virus influenzale, che tuttavia non viene mai effettuato se non nell’ambito di studi scientifici.
6. Vaccino antinfluenzale: chi dovrebbe vaccinarsi?
Le classi per le quali è raccomandata la vaccinazione sono:
- gli individui con più di 65 anni
- tutti gli individui affetti da una patologia cardiovascolare, polmonare o renale cronica
- i diabetici
- gli individui affetti da HIV o da altre immunodeficienze acquisite, tumori o altre patologie croniche.
Anche le donne in gravidanza, al II e III trimestre, possono ricevere la vaccinazione.
Infine, i familiari dei soggetti a rischio o di chi non può essere vaccinato dovrebbero assumere il vaccino.
Gli effetti collaterali più comuni della vaccinazione sono un leggero dolore o una tumefazione nella zona in cui viene inoculato il vaccino. Più raramente può esservi malessere generale, stanchezza e febbre, sintomi che compaiono dalle 6 alle 12 ore successive e durano 1-2 giorni.
7. Quali sono i farmaci da assumere in caso di influenza?
Le forme di influenza non complicate, che sono le più comuni, guariscono generalmente da sole. Il riposo a letto può aiutare: il corpo a riposo indirizza le proprie energie per contrastare l’influenza.
Il medico di famiglia e i medici in generale potranno fare le opportune valutazioni, evitando auto-prescrizioni improprie e valutando eventuali casi più seri. È dunque opportuno rivolgersi al proprio medico curante e non affollare i reparti di Pronto Soccorso.
I farmaci da assumere in caso di influenza sono:
- Antipiretici (medicinali che servono a ridurre la temperatura corporea in caso di febbre, ad esempio il paracetamolo)
- Antivirali
- Analgesici e antiinfiammatori
- Farmaci per i disturbi gastrointestinali (se presenti)
Assumere antibiotici in caso di influenza virale non solo è inutile, ma addirittura controproducente perché si rischia di creare resistenze batteriche agli antibiotici.
In alcuni casi all’influenza può seguire una complicanza batterica: soltanto in queste situazioni il medico potrà deciderà di somministrare l’antibiotico.
Per ciò che concerne i farmaci antivirali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che il loro uso debba essere limitato a casi selezionati e a pazienti con patologia cronica di base associata a sospetta o confermata infezione da virus influenzale (ad esempio polmoniti, sepsi o aggravamento di malattie croniche sottostanti).
8. I sintomi per riconoscere se l’infezione è virale o batterica
Le infezioni virali e batteriche generano sintomi comuni e molto simili come malessere, debolezza e febbre, che compaiono come conseguenza di uno stato di infiammazione generale.
La differenza sostanziale tra i due patogeni sta nelle manifestazioni cliniche all’esordio della malattia: l’infezione virale solitamente genera febbre improvvisa con temperature molto alte.
Viceversa, le forme batteriche emergono in maniera più progressiva ma si caratterizzano per la persistenza, se non per il peggioramento dei sintomi.
Sia le infezioni virali sia quelle batteriche determinano dolore e infiammazione a carico della bocca e della gola, della laringe, della trachea e dei bronchi, con possibile insorgenza di tosse e febbre.
Le infezioni di origine batterica possono determinare la presenza di placche visibili in gola e di secrezione purulenta, mentre quelle virali generano di solito una secrezione trasparente e viscosa.
A livello gastrointestinale le infezioni da virus o batteri possono determinare vomito, dolore addominale e diarrea, talora in presenza di febbre.
Nell’apparato uro-genitale le infezioni virali o batteriche possono causare infiammazione e dolore a carico dell’uretra o della vagina. Inoltre, possono comparire vescicole localizzate con secrezione trasparente o purulenta di colore giallastro (in caso di infezioni batteriche).
Sulla pelle la comparsa di orticaria, bolle e pustole può essere causata da infezioni virali o batteriche distinguibili solo con una visita specialistica e con l’esecuzione di accurati esami di laboratorio.
9. Quali sono le regole da rispettare per limitare il rischio di contagio?
Per evitare il contagio sono consigliabili:
- un accurato lavaggio delle mani
- una buona igiene respiratoria, ossia mettere le mani davanti alla bocca quando si tossisce o si starnutisce e poi lavarle
- mettersi in isolamento domiciliare in caso di comparsa di sintomi
- l’uso della mascherina, qualora ci si debba necessariamente recare in ospedale.