Medicina

FUOCO DI SANT’ANTONIO: SINTOMI, CAUSE E COME CALMARE IL DOLORE

Neurite
Dolore
Fuoco
Vaccino
Prevenzione
Zoster
Virus
Sant'Antonio
Herpes
Occhio
Varicella
Orecchio
Torace
Giorgio Sciarra

29/12/2023

1. Panoramica sul fuoco di Sant’Antonio: che cos’è e qual è la causa?

2. Come si manifesta il fuoco di Sant’Antonio?

3. Diagnosi del fuoco di Sant’Antonio

4. Quali sono le complicanze del fuoco di Sant’Antonio?

5. Prevenzione e terapie consigliate


1. Panoramica sul fuoco di Sant’Antonio: che cos’è e qual è la causa?


Il fuoco di Sant'Antonio, conosciuto anche come herpes zoster, è un’infezione virale causata dal virus della varicella-zoster, lo stesso virus responsabile della varicella, di cui rappresenta una riattivazione. Questa patologia si presenta generalmente in soggetti adulti o anziani, oppure in persone con un sistema immunitario indebolito.

Solitamente, dopo un iniziale episodio di varicella, il virus rimane quiescente, anche per decenni, nella radice dorsale dei gangli nervosi sensitivi dei nervi cranici o spinali. In questa sede il virus rimane dormiente, finché per cause particolari come un abbassamento delle difese immunitarie, l’invecchiamento, l’insorgenza di malattie croniche o stress particolari, il virus si riattiva e ripercorre le fibre sensitive dei nervi in senso opposto, causando un effetto citopatico localizzato a livello della porzione di pelle, della cui innervazione quel nervo è responsabile (dermatomero). Non è ancora completamente chiaro perché il virus si riattivi in alcune persone e in altre no, ma la risposta del sistema immunitario sembra svolgere un ruolo cruciale.

2. Come si manifesta il fuoco di Sant’Antonio?

Il fuoco di Sant'Antonio si presenta clinicamente con una caratteristica eruzione cutanea, spesso accompagnata da dolore intenso lungo il percorso dei nervi colpiti. Le lesioni possono manifestarsi sotto forma di vescicole piene di liquido che si rompono e formano croste.

Il fuoco di Sant'Antonio si presenta clinicamente con una caratteristica eruzione cutanea, spesso accompagnata da dolore intenso lungo il percorso dei nervi colpiti. Le lesioni possono manifestarsi sotto forma di vescicole piene di liquido che si rompono e formano croste.

Tuttavia, all’inizio della riattivazione si distingue una fase prodromica algica, con dolore più o meno intenso localizzato a livello della porzione di pelle di cui il nervo interessato è responsabile. E’ la stessa area nella quale in seguito si svilupperà l’eruzione cutanea. In questa fase, qualora l’area interessata sia quella toracica sinistra, non è infrequente che il soggetto si presenti al pronto soccorso temendo di avere un infarto del miocardio, che verrà prontamente escluso grazie ad elettrocardiogramma ed enzimi cardiaci.

Dopo qualche giorno, inizia a presentarsi l’eruzione cutanea da Zoster, che nella fase acuta è caratterizzata da vescicole e piccole bolle, spesso preceduta da dolore localizzato. In alcuni casi, esistono anche delle forme emorragiche o necrotiche, soprattutto quando si tratta di soggetti immunodepressi o che fanno uso di anticoagulanti oppure diabetici. Dopo circa 7-10 giorni le vescicole si rompono e si formano delle croste che nel tempo andranno in contro ad una risoluzione più o meno completa. L’Herpes Zoster è localizzato nella gran parte dei casi nell’area del torace.

Esistono, inoltre, alcune varianti del fuoco di Sant’Antonio classico:

  • Herpes zoster varicelliforme: in questa forma le lesioni sono inizialmente localizzate in unico dermatomero, ma successivamente si verifica la comparsa di altre piccole vescicole a distribuzione generalizzata, a simulare la varicella
  • Herpes zoster sine herpete: in questa forma si ha la riattivazione del virus senza lesioni cutanee. Per le sue caratteristiche è molto difficile da diagnosticare: solitamente ciò avviene mediante una diagnosi laboratoristica, che viene fatta nel caso in cui si esegua la titolazione anticorpale
  • Herpes zoster oftalmico: questa forma si manifesta nel caso in cui il virus sia localizzato nel ganglio del nervo trigemino e risalga le fibre nervose della branca oftalmica. È una delle forme più temute perché coinvolge direttamente l’occhio, con possibile comparsa di cheratite (infiammazione corneale) erpetica e rischio di cecità
  • Herpes zoster otico o neurite vestibolare o sindrome di Ramsay Hunt: questa variante si manifesta nel caso in cui il virus si riattivi nel ganglio del nervo faciale, che si trova vicino all’orecchio interno. Tipicamente si manifesta con un'eruzione cutanea dolorosa a livello del padiglione auricolare e nel condotto uditivo esterno, spesso accompagnata da sintomi come dolore all'orecchio, perdita dell'udito, vertigini e paralisi facciale. Essendo una zona compressa da strutture ossee, è uno dei pochi casi in cui nel trattamento è consigliato associare anche una terapia cortisonica, per ottenere un effetto antiedemigeno e antinfiammatorio, al fine di evitare che ci siano danni di tipo compressivo al nervo che potrebbero portare ad una perdita permanente dell’udito.

3. Diagnosi del fuoco di Sant’Antonio

La diagnosi di herpes zoster è fondamentale per avviare tempestivamente il trattamento e prevenire complicanze.

La valutazione iniziale coinvolge l'osservazione dei sintomi tipici dell'herpes zoster: il dolore è spesso uno dei primi segni, localizzato lungo il percorso di un nervo. L'eruzione cutanea che compare successivamente, sviluppandosi in vescicole che si trasformano in croste seguendo il percorso di un nervo specifico, rende i sintomi coerenti con la diagnosi di herpes zoster.

Il medico può anche considerare la storia clinica del paziente: la presenza di una storia di varicella passata è rilevante, poiché il virus rimane latente nel corpo.

In alcuni casi di dubbio diagnostico, possono essere eseguiti test specifici per confermare la diagnosi di herpes zoster. Ad esempio, si può effettuare il prelievo di campioni da lesioni cutanee e con la reazione a catena della polimerasi (PCR) è possibile identificare il materiale genetico del virus. In alternativa, si può dosare il titolo anticorpale, che qualora sia presente un’infezione in atto mostrerà un alto valore di immunoglobuline di classe IgM.

La diagnosi differenziale è un altro aspetto importante: alcune condizioni, come l'herpes simplex o altre infezioni cutanee, possono presentare sintomi simili.

La diagnosi di herpes zoster è particolarmente critica nei casi in cui coinvolge regioni sensibili, come gli occhi o le orecchie, a causa del rischio di complicanze. In queste situazioni è importante coinvolgere specialisti, come gli oftalmologi o gli otorinolaringoiatri, per garantire una gestione adeguata e prevenire complicazioni.

4. Quali sono le complicanze del fuoco di Sant’Antonio?

La complicanza più comune che colpisce circa il 20% dei soggetti con fuoco di Sant’Antonio è la nevralgia post-erpetica, perché in molti pazienti il danno che il virus causa alle fibre nervose sensitive permane dopo la guarigione, lasciando un dolore cronico che persiste più o meno intenso per settimane o mesi dopo la scomparsa dell’eruzione cutanea. Non è un dolore classico, è continuo e urente perché di origine neuropatica: per questo motivo è un dolore che non risponde bene a terapie analgesiche classiche. La nevralgia post-erpetica può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, interferendo con le attività quotidiane e il sonno.

Al fine di prevenirla, è importante assumere in fase di infezione acuta complessi vitaminici tipo B1, B6 e B12 che aiutano a reintegrare le guaine nervose danneggiate ed eventualmente, se il problema permane, è necessario rivolgersi a terapisti del dolore insieme a specialisti neurologi. Altre complicanze associate all’Herpes Zoster sono:

  • Il coinvolgimento di occhio o orecchio, nel caso dell’herpes oftalmico o dell’herpes otico, con conseguenti congiuntiviti, cheratiti e perdita della vista nel primo caso, otiti, compressione nervosa e rischio di perdita dell’udito nel secondo
  • La paralisi di Bell, una paralisi periferica del nervo faciale, caratterizzata da debolezza o paralisi temporanea dei muscoli innervati. Tipicamente si manifesta come una paralisi del volto monolaterale dal lato interessato dall’infezione con spianamento della piega nasolabiale, deviazione della rima buccale e lagoftalmo
  • Il coinvolgimento sistemico, che si manifesta nel caso di individui con un sistema immunitario compromesso, come quelli con malattie autoimmuni o in trattamento con farmaci immunosoppressori. In questi casi, l'infezione può diffondersi in altre parti del corpo, causando problemi sistemici più gravi.

5. Prevenzione e terapie consigliate

La prevenzione primaria del fuoco di Sant'Antonio è possibile attraverso la vaccinazione contro la varicella e la successiva somministrazione del richiamo contro l'herpes zoster, consigliato soprattutto per gli individui di età superiore ai 50 anni, poiché l'incidenza dell'herpes zoster aumenta con l'invecchiamento.

La terapia dell'herpes zoster è un aspetto cruciale per alleviare i sintomi e prevenire complicanze a lungo termine. Il trattamento spesso coinvolge l'uso di farmaci antivirali, che possono contribuire a ridurre la durata dell'eruzione cutanea e a prevenire la diffusione del virus. Gli antivirali come l'aciclovir, il valaciclovir e il famciclovir sono comunemente prescritti per combattere l'infezione virale: la dose consigliata di aciclovir è 800 mg 5 volte al giorno per una settimana. Esistono anche farmaci antivirali endovena, che si usano nei casi gravi come lo zoster oftalmico.

Solitamente la terapia con antivirali controlla l’infezione ed evita anche la nevralgia post-erpetica, quindi rappresenta la prima linea terapeutica, soprattutto in soggetti anziani e a rischio di complicanze.

In tutti i soggetti con diagnosi di fuoco di Sant’Antonio in fase acuta è consigliato assumere vitamine del gruppo B, in particolare vitamina B1, B6 e B12 per l’effetto riparativo sulle guaine dei nervi coinvolti.

Molto spesso, tuttavia, la diagnosi di herpes è tardiva e la terapia con antivirali non è più efficace. In questi casi l’opzione terapeutica prevede come unico obiettivo il controllo del dolore. Come già detto, gli analgesici comuni non riescono ad avere un’efficacia sufficiente, nonostante vengano comunemente utilizzati: è preferibile invece utilizzare anticonvulsivanti, come pregabalin e gabapentin, che hanno una buona efficacia nel controllo del dolore neuropatico. Nei casi in cui il dolore persista per lungo tempo, può essere necessario ricorrere a farmaci antidepressivi o anticonvulsivanti più potenti per gestire la nevralgia post-erpetica. Questi farmaci controllano il dolore neuropatico, grazie all’azione sul sistema nervoso centrale e alla loro capacità di modulare la percezione del dolore.

In aggiunta ai farmaci, possono essere adottate misure complementari per il sollievo dal dolore come impacchi freddi, lozioni analgesiche locali e bagni con avena, che possono offrire un sollievo temporaneo e contribuire al benessere del paziente.

La gestione del dolore nell'herpes zoster richiede spesso un approccio combinato, in cui diversi farmaci e trattamenti vengono utilizzati in sinergia. È importante adattare la terapia alle esigenze individuali del paziente e valutare periodicamente l'efficacia delle strategie adottate.


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