Medicina

MALATTIA DI CROHN: SINTOMI, DIAGNOSI E CURE

Malattia
Morbo
Crohn
IBD
MICI
Giorgio Sciarra

02/05/2023

1. Cos’è la malattia di Crohn?
2. Quanto è diffusa la malattia di Crohn?
3. Quali sono i fattori rischio della malattia di Crohn?
4. Come si manifesta la malattia di Crohn?
5. Come si fa diagnostica la malattia di Crohn?
6. Come si cura la malattia di Crohn?
7. Che dieta seguire se si è affetti dalla malattia di Crohn?


1. Cos’è la malattia di Crohn?

La malattia di Crohn, insieme alla rettocolite ulcerosa, fa parte delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI): un gruppo di patologie caratterizzate da un’infiammazione cronica della parete dell’apparato gastrointestinale.

Diversi fattori sembrano implicati nella genesi della malattia di Crohn - tra cui la suscettibilità genetica, alcuni fattori ambientali, un sistema immunitario disregolato e un microbiota alterato - ma la causa esatta della malattia rimane ancora sconosciuta.

Questa malattia è caratterizzata da lesioni della mucosa intestinale discontinue (aree di infiammazione interposte tra aree di mucosa sana), transmurali (che interessano tutto lo spessore della parete intestinale) e che possono localizzarsi in qualsiasi tratto del tubo digerente: questi sono i principali aspetti che la differenziano dalla rettocolite ulcerosa, dove invece le lesioni sono continue, maggiormente superficiali e interessano solo il colon.


2. Quanto è diffusa la malattia di Crohn?

L’incidenza globale delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è in aumento dall'inizio del Ventunesimo Secolo. In Italia, attualmente, si registrano circa 135 casi ogni 100.000 abitanti.

Questa patologia insorge solitamente in giovane età, sotto i 30 anni, anche se sono in aumento le diagnosi in età più avanzata. Non sembra esserci differenza di incidenza tra sesso maschile e femminile.


3. Quali sono i fattori rischio della malattia di Crohn?

Sia il rischio di insorgenza che il rischio di progressione della malattia di Crohn sono influenzati da una serie di fattori. I principali sono:

  • Fattori genetici: sono numerosi i geni associati allo sviluppo di questa malattia, molti dei quali sono implicati nel funzionamento del sistema immunitario. È importante sottolineare che la suscettibilità genetica di un soggetto rappresenta il substrato su cui “agiscono” i vari fattori ambientali
  • Fumo di sigaretta: rappresenta il principale fattore di rischio modificabile. Fumare raddoppia il rischio di sviluppare la malattia di Crohn ed è inoltre associato a insorgenza precoce della malattia, maggiore necessità di immunosoppressione, aumento della necessità di sottoporsi ad un intervento chirurgico e a tassi più elevati di recidiva della malattia postoperatoria
  • Alimentazione e flora batterica: una caratteristica della malattia di Crohn è la disbiosi intestinale, ovvero un’alterazione della normale flora batterica, che viene influenzata dalla dieta alimentare
  • Antibiotici: l'esposizione agli antibiotici durante l'infanzia aumenta il rischio dello sviluppo di malattia di Crohn
  • Esposizione ad altri farmaci: l’assunzione di contraccettivi orali, acido acetilsalicilico e antiinfiammatori non steroidei (FANS) possono aumentare il rischio di insorgenza di questa patologia.


4. Come si manifesta la malattia di Crohn?

All’esordio della patologia i sintomi possono essere insidiosi e aspecifici: alcuni soggetti possono ricevere la diagnosi diversi mesi o anche anni dopo l’insorgenza della patologia. I sintomi cardinali sono diarrea e dolore addominale, ma possono associarsi a molti altri segni e sintomi che dipendono dal fenotipo della malattia e dalla localizzazione.

Esistono principalmente quattro fenotipi di malattia di Crohn:

  • Malattia stenosante, dovuta a fibrosi
  • Malattia penetrante, dovuta alla formazione di fistole tra l'intestino e altre strutture confinanti
  • Malattia stenosante e penetrante, che unisce le caratteristiche delle due
  • Malattia non restrittiva e non penetrante, priva di queste caratteristiche

Durante il decorso della patologia, l’infiammazione cronica della parete intestinale può far variare il fenotipo. La localizzazione della malattia, invece, di solito rimane stabile col tempo. Circa un terzo dei soggetti presenta interessamento dell'intestino crasso, un terzo del tratto ileo-colico e un terzo dell'intestino tenue. Invece la prevalenza del coinvolgimento del tratto gastrointestinale superiore (esofago, stomaco, duodeno e digiuno) è sempre stata considerata bassa, ma studi recenti dimostrano che è piuttosto elevata.

Tra i principali sintomi che si associano ai cardinali abbiamo:

  • Affaticamento
  • Perdita di peso
  • Febbre
  • Anemia
  • Fistole ricorrenti o altre lesioni perianali (ascessi, ulcere o ragadi): tipiche del fenotipo penetrante. I sintomi derivanti dalle fistole dipendono dalla posizione della fistola: diarrea nel caso di fistole entero-enteriche, infezioni delle vie urinarie nel caso di entero-vescicali, passaggio di feci nella vagina in caso di fistole entero-vaginali o drenaggio del contenuto intestinale dalla pelle in caso di fistola entero-cutanea
  • Ostruzioni intestinali: tipiche del fenotipo stenosante
  • Nausea
  • Vomito

Infine la malattia di Crohn può associarsi anche a manifestazioni extraintestinali e può interessare più organi, apparati o sistemi, tra cui:

  • Muscoloscheletrico: spondiloentesoartrite associata a malattie infiammatorie croniche intestinali
  • Bocca: stomatite aftosa
  • Occhio: uveite, sclerite ed episclerite
  • Cute: pioderma gangrenoso, psoriasi ed eritema nodoso
  • Epatobiliare: colangite sclerosante primitiva

Queste manifestazioni extraintestinali possono essere presenti anche prima della comparsa dei sintomi gastrointestinali, e la presenza o la persistenza di alcuni di questi sintomi è collegata all'attività della malattia intestinale.


5. Come si fa diagnostica la malattia di Crohn?

La diagnosi della malattia di Crohn può essere difficile, in quanto non si basa su un singolo reperto specifico, ma richiede una valutazione completa basata sulla storia clinica, sull'esame obiettivo e su test diagnostici complementari, come il dosaggio di alcuni biomarcatori sierologici e fecali, indagini endoscopiche e radiologiche e esami istologici di campioni bioptici.

Vediamo nello specifico quali sono i principali test utili:

  • Proteina C reattiva (PCR): la PCR è un marker sierologico non specifico di infiammazione acuta ed è utile per monitorare l'attività della malattia, anche se circa un terzo dei pazienti con malattia di Crohn attiva presenta livelli normali di PCR e circa un terzo presenta livelli aumentati di PCR nonostante la malattia clinicamente inattiva
  • Calprotectina fecale: è una proteina che si dosa nelle feci, utilizzata come test di screening quando si ha il sospetto di malattia di Crohn. Essa ha un notevole valore predittivo negativo: in caso di risultato negativo è improbabile la diagnosi di malattia di Crohn, mentre una positività indica la necessità di ulteriori indagini di approfondimento. I dosaggi seriati nel tempo della calprotectina fecale, inoltre, vengono utilizzati per valutare l'attività della malattia e soprattutto per valutare la risposta alla terapia farmacologica o il rischio di recidiva dopo la terapia chirurgica
  • Rettosigmoidocolonscopia: rimane ad oggi il miglior esame per la diagnosi di questa patologia. Permette sia di raccogliere campioni bioptici per la valutazione istologica, sia la visione diretta delle lesioni macroscopiche della muscosa intestinale
  • Valutazione istologica: l'esame di campioni di biopsia endoscopica o campioni di resezione chirurgica rappresenta il gold standard per la conferma diagnostica e per la diagnosi differenziale
  • Indagini radiologiche: l’ecografia delle anse intestinali, l’entero-TC e l’ entero-RM non sono molto utili nella diagnosi, ma fondamentali per valutare l’estensione della malattia e la presenza di eventuali complicanze come stenosi, fistole e ascessi.


6. Come si cura la malattia di Crohn?

Sebbene la malattia di Crohn sia una patologia cronica, da cui non ci si può mai considerare guariti, esistono diversi farmaci per indurre e mantenere la remissione clinica, endoscopica e laboratoristica della malattia.

I principali farmaci utilizzati per raggiungere questi obiettivi sono:

  • Corticosteroidi: i farmaci cortisonici, come il prednisone, vengono usati da anni nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Sono raccomandati per il trattamento della malattia di Crohn con localizzazione ileale da lieve a moderata e con localizzazione ileo-colica da moderata a grave. Essi presentano una rapida insorgenza d'azione per cui sono indicati per indurre remissione, ma a causa dei notevoli effetti indesiderati in caso di utilizzo per lunghi periodi, non sono indicati per il mantenimento della remissione
  • Immunosoppressori sintetici: l’azatioprina viene usata per mantenere la remissione indotta da una precedente terapia cortisonica. Il methotrexate invece, viene spesso usato in associazione ad un farmaco biologico per diminuirne l’immunogenicità
  • Farmaci biologici: sono farmaci di recente introduzione che hanno rivoluzionato il decorso di questa patologia. Possono essere utilizzati sia per la terapia di induzione nei casi severi, sia come terapia di mantenimento. Gli agenti anti-TNF (adalimumab, infliximab e certolizumab pegol) sono stati i primi farmaci biologici ed essere stati introdotti e ancora oggi rappresentano la terapia di prima linea nei pazienti ad alto rischio di evoluzione della malattia. Più recentemente sono stati introdotti il vedolizumab, un anticorpo che lega l’integrina α₄β₇ (da preferire nei pazienti anziani o in casi di infezioni ricorrenti) e l’ustekinumab, un anticorpo diretto contro l'interleuchina 12 e l'interleuchina 23.


7. Che dieta seguire se si è affetti da malattia di Crohn?

La scelta di una dieta adeguata è importante per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita, se si è affetti da questa malattia. Ma ad oggi non esistono diete raccomandate a tutti i pazienti: l’unica dieta che ha mostrano efficacia è la dieta liquida, indicata nelle fasi di acuzie per ridurre l'infiammazione e promuovere la guarigione della mucosa.


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