Medicina

MALATTIE ONCOEMATOLOGICHE

malattie
linfomi
ONCOEMATOLOGICHE
LEUCEMIA
Giorgio Sciarra

12/06/2024

1. Quali sono le principali malattie oncoematologiche?

2. Come si manifestano le leucemie?

3. Come si manifestano i linfomi?

4. Come si trattano le leucemie?

5. Come si trattano i linfomi?


1. Quali sono le principali malattie oncoematologiche?

Le malattie oncoematologiche comprendono un'ampia gamma di patologie che colpiscono il sangue, il midollo osseo e i linfonodi. In particolare le più comuni sono:

  • Leucemia mieloide acuta (LMA): è una malattia caratterizzata dalla rapida crescita di cellule mieloidi anormali nel midollo osseo e nel sangue
  • Leucemia linfoblastica acuta (LLA): è una leucemia in cui vi è una proliferazione incontrollata di linfoblasti, cellule precursori dei linfociti
  • Leucemia mieloide cronica (LMC): è caratterizzata dalla crescita eccessiva di granulociti maturi, un tipo di globulo bianco
  • Leucemia linfatica cronica (LLC): si tratta di una malattia caratterizzata da un aumento dei linfociti B maturi nel sangue e nel midollo osseo
  • Linfoma di Hodgkin: è una forma di linfoma caratterizzata dalla presenza di cellule di Reed-Sternber
  • Linfomi non-Hodgkin (LNH): si tratta di un gruppo eterogeneo di linfomi che include vari sottotipi, tra cui:
    • Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL): è il tipo più comune di LNH
    • Linfoma follicolare: è un linfoma a crescita lenta che origina dai linfociti B
    • Linfoma a cellule del mantello: è un linfoma aggressivo che origina dai linfociti B
  • Mieloma multiplo: è una malattia caratterizzata dalla proliferazione neoplastica delle plasmacellule, che produce immunoglobuline monoclonali anomale e può causare danni alle ossa, insufficienza renale e altre complicazioni
  • Sindrome mielodisplastica: con questo termine si fa riferimento ad un gruppo di disordini clonali delle cellule staminali ematopoietiche, che portano a una produzione inefficace delle cellule del sangue e ad un aumento del rischio di trasformazione in leucemia mieloide acuta
  • Disordini mieloproliferativi: è un gruppo di malattie caratterizzate dalla proliferazione eccessiva di una o più linee cellulari mieloidi nel midollo osseo, tra cui:
    • Policitemia vera: aumento anomalo dei globuli rossi
    • Trombocitemia essenziale: aumento delle piastrine
    • Mielofibrosi primaria: proliferazione anomala del tessuto connettivo nel midollo osseo, che porta a fibrosi.


2. Come si manifestano le leucemie?

Le leucemie possono manifestarsi con una varietà di sintomi, spesso correlati alla diminuzione della produzione di cellule del sangue sane e all'accumulo di cellule leucemiche nel midollo osseo e in altri organi. I sintomi possono variare a seconda del tipo di leucemia (acuta o cronica) e della velocità con cui la malattia progredisce.

Ecco una panoramica dei sintomi comuni:

  • Affaticamento e debolezza: spesso sono dovuti all'anemia causata dalla riduzione dei globuli rossi
  • Infezioni frequenti o persistenti: causate della riduzione dei globuli bianchi normali, che compromettono il sistema immunitario
  • Formazione frequente di lividi o sanguinamento: spesso dovuti alla trombocitopenia (basso numero di piastrine)
  • Pallore: causato dall'anemia
  • Febbre e sudorazioni notturne: spesso senza causa apparente
  • Dolori ossei o articolari: a causa dell'accumulo di cellule leucemiche nel midollo osseo
  • Linfoadenopatia: si tratta dell’ingrossamento dei linfonodi
  • Gonfiore dell'addome: causato dall'ingrossamento del fegato o della milza (epatosplenomegalia)
  • Petecchie: sono piccole macchie rosse sulla pelle, causate da emorragie capillari
  • Perdita di peso non intenzionale: spesso senza una causa apparente.

La diagnosi delle leucemie richiede esami di laboratorio specifici, tra cui emocromo completo, biopsia del midollo osseo e altri test per identificare il tipo esatto di leucemia e la sua estensione.


3. Come si manifestano i linfomi?

I linfomi possono manifestarsi in modi diversi a seconda del tipo e dello stadio della malattia. In particolare i sintomi con cui possono manifestarsi i principali tipi di linfoma sono:

  • Linfoadenopatia: ingrossamento indolore dei linfonodi, spesso nel collo, nelle ascelle o nell'inguine
  • Febbre persistente o intermittente, senza una causa apparente
  • Sudorazioni notturne profuse, che possono bagnare il letto
  • Perdita di peso non intenzionale, significativa e rapida
  • Affaticamento e debolezza: senso di stanchezza che non migliora con il riposo
  • Prurito generalizzato o localizzato, talvolta intenso
  • Dolore ai linfonodi dopo l'assunzione di alcol: un sintomo raro ma caratteristico
  • Prurito intenso: può precedere l'ingrossamento dei linfonodi
  • Masse palpabili nel mediastino: possono causare tosse, difficoltà respiratorie o dolore toracico
  • Splenomegalia ed epatomegalia: ingrossamento della milza e del fegato, che possono causare dolore addominale e sensazione di pienezza
  • Sintomi neurologici: in caso di coinvolgimento del sistema nervoso centrale, possono verificarsi mal di testa, confusione, convulsioni o debolezza
  • Sintomi respiratori: se il linfoma coinvolge il mediastino o i polmoni, possono presentarsi tosse, difficoltà respiratorie e dolore toracico
  • Ostruzione intestinale o ittero, nel caso di coinvolgimento del tratto gastrointestinale o del fegato.

La diagnosi di linfoma richiede una serie di esami:

  • Emocromo completo e test di funzionalità epatica per valutare lo stato generale di salute e l'eventuale coinvolgimento di altri organi
  • Scansioni di imaging (TAC, PET) per determinare l'estensione della malattia
  • Biopsia linfonodale per confermare la presenza di cellule tumorali e determinare il tipo di linfoma
  • Aspirato e biopsia del midollo osseo per valutare il coinvolgimento del midollo osseo.


4. Come si trattano le leucemie?

Il trattamento delle leucemie varia in base al tipo specifico di leucemia, allo stadio della malattia e alle condizioni generali del paziente. Ecco una panoramica delle opzioni terapeutiche per i principali tipi di leucemia:

  • Trattamento della leucemia mieloide acuta (LMA): per la LMA, il trattamento inizia con la chemioterapia, suddivisa in diverse fasi. La prima fase, chiamata induzione, ha l'obiettivo di raggiungere la remissione completa distruggendo le cellule leucemiche nel midollo osseo e nel sangue periferico. Farmaci comuni in questa fase sono citarabina e daunorubicina. Una volta raggiunta la remissione, si passa alla fase di consolidamento, che consiste in ulteriori cicli di chemioterapia ad alte dosi per eliminare eventuali cellule leucemiche residue. Nei casi ad alto rischio di recidiva, può essere considerato un trapianto di cellule staminali. Esistono due tipi principali di trapianto: l'autotrapianto, che utilizza le cellule staminali del paziente stesso, e il trapianto allogenico, che coinvolge un donatore compatibile. Inoltre, alcuni pazienti con mutazioni specifiche possono beneficiare di terapie mirate, come gli inibitori della FLT3. Infine il supporto sintomatico è essenziale, includendo trasfusioni di sangue o piastrine e l'uso di antibiotici per prevenire o trattare le infezioni
  • Trattamento della leucemia linfoblastica acuta (LLA): il trattamento della LLA prevede una combinazione di chemioterapia, immunoterapia e, in alcuni casi, trapianto di cellule staminali. La chemioterapia inizia con una fase di induzione, che utilizza una combinazione di farmaci per raggiungere la remissione. Questa fase è seguita da consolidamento e mantenimento per prevenire le recidive. Una caratteristica distintiva della LLA è la necessità di trattare il sistema nervoso centrale con profilassi intratecale, somministrando chemioterapia direttamente nel liquido cerebrospinale per prevenire l'infiltrazione del sistema nervoso centrale. Nei pazienti ad alto rischio o in recidiva, può essere necessario un trapianto di cellule staminali. Inoltre, i pazienti con leucemia Philadelphia positiva (Ph+ LLA) possono essere trattati con inibitori della tirosina chinasi, come l'imatinib. Le terapie CAR-T, che modificano le cellule T del paziente per riconoscere e attaccare le cellule leucemiche, rappresentano una nuova frontiera nel trattamento della LLA recidivante o refrattaria
  • Trattamento della leucemia mieloide cronica (LMC): la LMC è trattata principalmente con terapie mirate, in particolare con inibitori della tirosina chinasi (TKI) come l'imatinib, il dasatinib e il nilotinib. Questi farmaci sono estremamente efficaci nel controllare la malattia a lungo termine e spesso permettono ai pazienti di mantenere una buona qualità di vita. Nei casi in cui i TKI non siano efficaci o in malattia avanzata, può essere considerato un trapianto di cellule staminali
  • Trattamento della leucemia linfatica cronica (LLC): per la LLC, il trattamento varia a seconda della progressione della malattia. Nei casi asintomatici o a lenta progressione, può essere adottato un approccio "attendere e monitorare", con controlli periodici per valutare l'evoluzione della malattia. Quando è necessario un trattamento, vengono utilizzati diversi farmaci, tra cui chemioterapia, inibitori della tirosina chinasi di Bruton (BTK) come l'ibrutinib, e inibitori della BCL-2. L'immunoterapia con anticorpi monoclonali, come il rituximab, è spesso combinata con chemioterapia per migliorare l'efficacia del trattamento. Nei casi ad alto rischio e refrattari, può essere considerato il trapianto di cellule staminali.

Indipendentemente dal tipo di leucemia, sono essenziali per gestire le complicanze della malattia e del trattamento le terapie essenziali: trasfusioni di sangue e piastrine per trattare l'anemia e la trombocitopenia, nonché antibiotici, antivirali e antimicotici per prevenire e trattare le infezioni. Il supporto psicosociale e nutrizionale è fondamentale per aiutare i pazienti a mantenere una buona qualità di vita durante il trattamento.


5. Come si trattano i linfomi?

Il trattamento dei linfomi varia a seconda del tipo specifico e dello stadio della malattia, ma anche le caratteristiche individuali del paziente giocano un ruolo fondamentale nella scelta della terapia.

Per il linfoma di Hodgkin, la chemioterapia è una delle principali opzioni terapeutiche. Uno dei regimi chemioterapici più comuni è l'ABVD, che comprende i farmaci adriamicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina. Questo regime è frequentemente utilizzato nelle fasi iniziali della malattia. Nei casi più avanzati o ad alto rischio, si utilizza un regime più intenso chiamato BEACOPP, che include bleomicina, etoposide, adriamicina, ciclofosfamide, vincristina, procarbazina e prednisone.

Oltre alla chemioterapia, la radioterapia è spesso impiegata, specialmente quando la malattia è localizzata. La radioterapia mira specificamente ai linfonodi colpiti e alle aree circostanti per ridurre il rischio di recidiva.

L'immunoterapia rappresenta un'altra importante arma contro il linfoma di Hodgkin. Gli anticorpi monoclonali, come il brentuximab vedotin, sono utilizzati nei casi di recidiva o refrattari. Inoltre, inibitori del checkpoint immunitario, come nivolumab e pembrolizumab, sono riservati ai pazienti con malattia recidivante o refrattaria. In casi di recidiva o quando la malattia non risponde ai trattamenti iniziali, può essere necessario un trapianto di cellule staminali.

Per quanto riguarda i linfomi non-Hodgkin (LNH), ciascun tipo di linfoma ha un proprio approccio terapeutico. Un regime chemioterapico molto utilizzato per i LNH è il CHOP, che include ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone. Spesso, questo regime viene combinato con il rituximab, un anticorpo monoclonale, per formare il regime R-CHOP, particolarmente efficace nei linfomi a cellule B. Anche nei LNH, l'immunoterapia gioca un ruolo cruciale: oltre al rituximab, le terapie con cellule CAR-T rappresentano una delle innovazioni più promettenti. In queste terapie, le cellule T del paziente vengono modificate per riconoscere e attaccare le cellule tumorali, e sono utilizzate nei linfomi refrattari o recidivanti. La radioterapia può essere utilizzata per trattare linfomi localizzati o per ridurre masse tumorali residue dopo la chemioterapia. Nei casi di recidiva, il trapianto autologo di cellule staminali è spesso preso in considerazione. Nei casi ad alto rischio o refrattari, può essere necessario un trapianto allogenico di cellule staminali. Le terapie mirate, come gli inibitori della tirosina chinasi (es. ibrutinib) e gli inibitori del proteasoma (es. bortezomib), sono utilizzate per trattare specifici tipi di linfomi non-Hodgkin. Inoltre, immunomodulatori come la lenalidomide possono essere impiegati in combinazione con altri trattamenti.

Indipendentemente dal tipo di linfoma, il monitoraggio regolare è essenziale per valutare la risposta al trattamento e rilevare eventuali recidive. Il supporto palliativo può essere necessario per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita nei pazienti con malattia avanzata.


Passa alla homepage
Scopri cosa può aiutarti subito
Condividi articolo