1. Comprendere la variante Omicron: caratteristiche e differenze
2. Riconoscere i sintomi della variante Omicron
3. Strategie di prevenzione e protezione dalla variante Omicron
4. Trattamento e assistenza per i pazienti con variante Omicron
5. Impatto della variante Omicron sul sistema sanitario
6. Vaccini e variante Omicron: aggiornamenti e raccomandazioni
1. Comprendere la variante Omicron: caratteristiche e differenze
La variante Omicron è la variante virale del SARS-CoV2 che ha fatto registrare la più alta diffusione globale nel 2022 e che rappresenta ancora oggi la variante più diffusa del Covid, con i suoi ceppi conosciuti come Pirola, Eris, Arcturus, Kraken e Cerberus.
E’ stata identificata in Botswana nel novembre 2021 e l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha subito riconosciuta come “variante preoccupante”, poiché presenta un numero mai visto prima di mutazioni che colpiscono la proteina spike, il principale componente dell’involucro virale. Tali mutazioni possono facilitare la trasmissione virale e ridurre l’efficacia delle vaccinazioni. Nonostante la messa in atto di misure internazionali di restrizione per evitarne la diffusione, in brevissimo tempo questa variante ha raggiunto tutto il mondo.
Essendo una variante molto differente dalle precedenti per il numero insolitamente alto delle mutazioni, si è cercato a lungo di capire da dove scaturisse questo salto evolutivo. Il gran numero di mutazioni suggerisce che la sua origine possa essere stata una permanenza prolungata nell’organismo ospite senza ucciderlo e senza essere eliminato a sua volta dal sistema immunitario, come accade nei soggetti immunocompromessi. Una delle ipotesi è che il coronavirus sia entrato in contatto con persone HIV positive, e quindi immunocompromesse, e che sia rimasto vitale in questi soggetti modificando nel tempo il suo RNA.
La variante Omicron è in grado di diffondersi molto più rapidamente: gli studi clinici sull’Omicron hanno definito una contagiosità quattro volte maggiore rispetto alla variante originaria. Inoltre, contro tale variante si è registrata una minore efficacia dei vaccini causando la cosiddetta “fuga immunitaria”, ossia il mancato riconoscimento del virus dall’organismo che di conseguenza non è in grado di produrre una risposta immunitaria tempestiva e di prevenire l’infezione. Tuttavia, è importante sottolineare che la variante Omicron è in grado di determinare una forma di COVID-19 meno severa rispetto alle altre varianti conosciute.
2. Riconoscere i sintomi della variante Omicron
La variante Omicron sembra replicarsi soprattutto nelle vie aeree superiori che comprendono naso, gola, trachea e bronchi ma meno nei polmoni, a causa di una ridotta capacità di penetrazione. Questo spiega la minor incidenza di casi di polmonite e la maggior frequenta di forme caratterizzate da sintomi lievi o asintomatiche.
Il tempo di incubazione si è ridotto rispetto alle varianti precedenti con una media di 3 giorni dal primo contatto. Tipicamente i sintomi Omicron comprendono raffreddore, rinorrea, mal di gola, tosse secca, artromialgie, astenia (stanchezza profonda), cefalea lieve o moderata, febbricola, sudorazione notturna ed eruzioni cutanee sottoforma di orticaria o eritema. Al contrario non sono stati identificati i sintomi che hanno caratterizzato le prime infezioni da COVID-19 come ageusia, anosmia (perdita di gusto e olfatto) e difficoltà respiratorie.
Nelle persone vaccinate è stata dimostrata comunque una forma più lieve e di minor durata, tale da rendere il COVID-19 ancora più difficile da distinguere da una comune influenza o da un banale raffreddore.
La durata della sintomatologia media va da 5 a 7 giorni. Qualora si presentino è sempre raccomandato segnalare i sintomi al proprio medico curante, effettuare test diagnostici come il tampone antigenico o molecolare per la conferma e rimanere in isolamento effettuando un auto-monitoraggio dei sintomi. Qualora si sperimentino sintomi gravi come difficoltà respiratoria, febbre alta o alterazione dello stato di coscienza, si raccomanda di affidarsi ai professionisti della salute.
3. Strategie di prevenzione e protezione dalla variante Omicron
Con l'emergere di questa variante, è fondamentale adottare le strategie di prevenzione e protezione già usate in precedenza per contrastare la diffusione del virus e garantire la sicurezza della comunità. Pertanto, si raccomanda:
- Utilizzo delle mascherine di protezione: le mascherine sono uno strumento fondamentale nella prevenzione della diffusione del virus, compresa la variante Omicron. Occorre assicurarsi di indossare mascherine di qualità, preferibilmente di tipo FFP2 o equivalenti, e di utilizzarle in modo corretto, coprendo naso e bocca
- Distanziamento sociale: il distanziamento sociale rimane una misura chiave per ridurre il rischio di contagio. Evitare contatti ravvicinati con persone al di fuori del proprio nucleo familiare in luoghi affollati contribuisce a limitare la diffusione del virus
- Igiene delle mani: la corretta igiene delle mani è un'arma potente nella prevenzione delle infezioni. Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o utilizzare un disinfettante a base alcolica aiuta a eliminare eventuali virus presenti sulla pelle. Questa pratica dovrebbe essere seguita scrupolosamente, specialmente dopo essere stati in luoghi pubblici o dopo aver toccato superfici condivise
- Vaccinazione contro il COVID-19: la vaccinazione rimane uno strumento cruciale nella lotta contro la diffusione del virus, compresa la variante Omicron. È utile ricevere le dosi raccomandate del vaccino COVID-19 e, se necessario, considerare il richiamo (booster) per mantenere un elevato livello di protezione
- Misure sanitarie in ambienti pubblici: gli ambienti pubblici, come negozi, uffici e trasporti pubblici, devono adottare misure sanitarie rigorose tra cui la pulizia regolare delle superfici toccate frequentemente, la promozione dell'uso di mascherine e la fornitura di soluzioni igienizzanti per le mani
4. Trattamento e assistenza per i pazienti con variante Omicron
Il trattamento del COVID-19 determinato dalla variante Omicron cambia da soggetto a soggetto a seconda della severità dei sintomi e di eventuali condizioni croniche preesistenti. Le persone con forme lievi possono curare la patologia con gestione domiciliare: in questi casi è fondamentale il riposo e l’automonitoraggio.
Il trattamento medico è basato sul controllo della febbre, la somministrazione di antinfiammatori e la gestione dei sintomi respiratori. È importante che i pazienti siano monitorati attentamente per valutare l'andamento della malattia e apportare eventuali modifiche al trattamento in base alle necessità.
Per i casi più gravi, il ricovero ospedaliero diventa necessario: la variante Omicron può comportare un aggravamento repentino dei sintomi, richiedendo un monitoraggio continuo e l'accesso a cure più avanzate. L'ossigenoterapia è spesso una componente cruciale della gestione ospedaliera, fornendo ai pazienti il supporto necessario per affrontare difficoltà respiratorie.
L'utilizzo di farmaci antivirali specifici può essere considerato per ridurre la replicazione del virus in soggetti con almeno uno dei seguenti fattori di rischio: patologia oncologica attiva, insufficienza renale cronica, BPCO, immunodeficienza, malattia cardiovascoalre, obesità o diabete mellito. L'efficacia dei farmaci antivirali nei confronti della variante Omicron è stata dimostrata per il remdesivir, il molnupiravir e il nirmatrelvir/ritonavir.
Nei casi in cui la variante Omicron provochi gravi complicazioni respiratorie, il supporto respiratorio può diventare essenziale: ventilatori meccanici e altre tecniche di supporto respiratorio avanzato possono essere impiegati per garantire un adeguato apporto di ossigeno ai pazienti e mantenere la funzione polmonare.
5. Impatto della variante Omicron sul sistema sanitario
La variante Omicron ha innescato nuovamente un aumento significativo dei casi di COVID-19, mettendo sotto pressione i sistemi sanitari già affaticati dalle ondate precedenti. Gli ospedali si sono trovati ancora una volta a gestire un significativo afflusso di pazienti, richiedendo una distribuzione oculata delle risorse sanitarie per garantire la migliore assistenza possibile a tutti i pazienti. In quest’ottica è sempre rimasta una priorità mantenere un equilibrio tra l'assistenza ai pazienti affetti da COVID-19 e la continuità delle cure per le altre patologie.
Il personale medico, in prima linea nella terribile lotta contro il COVID-19, ha iniziato ad aver bisogno in numerosi casi di supporto psicologico, turni di lavoro flessibili e riconoscimenti per il lavoro straordinario svolto. Anche la gestione efficiente della logistica è essenziale per affrontare l'ondata di casi legati alla variante Omicron: ciò include la disponibilità di letti ospedalieri, ventilatori, dispositivi medici e forniture di emergenza.
Infine, la prevenzione è essenziale per contenere la diffusione della variante Omicron, in particolare mediante comportamenti sicuri e vaccinazione: la resilienza delle comunità gioca un ruolo centrale nella gestione dell'impatto di questa ulteriore variante.
6. Vaccini e variante Omicron: aggiornamenti e raccomandazioni
In contemporanea con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, il Servizio Sanitario Nazionale ha avviato in Italia una campagna di vaccinazione anti COVID-19 con l’utilizzo di nuovi vaccini adattati a Omicron e alle sue mutazioni. Una dose di richiamo del vaccino adattato è offerta attivamente alle categorie a maggior rischio:
- Persone di età pari o superiore a 60 anni
- Ospiti delle strutture per lungodegenti
- Donne in gravidanza o nel periodo “postpartum”, comprese le donne in allattamento
- Operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza, nonché studenti di medicina e delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali
- Persone con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave.
La vaccinazione è consigliata anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità. La dose di richiamo è raccomandata a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-COVID-19 ricevuta o dall’ultima infezione (data del test diagnostico positivo), a prescindere dal numero di dosi ricevute o di diagnosi di infezione.
È possibile la co-somministrazione del nuovo vaccino con altri vaccini, con particolare riferimento al vaccino antinfluenzale, fatte salve eventuali specifiche indicazioni d’uso o valutazioni cliniche.
L’efficacia del vaccino è stimata pari al 40-50% nella capacità di prevenzione dell’infezione e al 70% nella protezione dalla malattia severa. Tuttavia, sembra che una pregressa vaccinazione sia ancora in grado di garantire una buona copertura, soprattutto in termini di prevenzione di complicazioni, mentre le persone non vaccinate rimangono a rischio molto più elevato di ammalarsi gravemente di COVID-19.